L'ADDIO

Oh, Beppe, non ho tempo di scriverti ...

Beppe Nanni

Beppe,
non ho tempo di scriverti, «e d'altra parte non ti ho scritto mai», come dice una canzone. Questa volta però lo faccio, per chiederti aiuto. Infatti, il tuo amico Antonio Carli, mi ha tirato un colpo mancino: mi ha chiesto -e insistentemente- un articolo su di te.

Sì, hai compreso bene: mi ha chiesto di pubblicare qualcosa che ti riguardi su "L'Eco della Versilia"! Io non ho mica capito: non siamo noi quelli che hanno combattuto contro il culto della personalità, contro l'idea dell'Uomo della provvidenza?

Ma forse è meglio che ti spieghi tutto. Dunque, eravamo a Pisa, in tanti, tantissimi, molti anche di quelli che di solito, con noi, non ci sono; anche di quelli che «in politica» non ho mai incontrato. Era un corteo lungo, come non ne vedevo da tempo, una colonna di gente, solenne, semplice, silenziosa, che sembrava cercare qualcosa, qualcuno... a proposito, ma tu dov'eri?

Me lo sarò chiesto dieci volte, mancavi solo tu... be’, d'accordo, sono affari tuoi, avrai avuto da fare e poi mi dirai che non ti piace la retorica delle manifestazioni ufficiali -guarda che però quella non mi sembrava un'adunata rituale, non soltanto almeno, anche se un non so che mi impedisce di ricordare perché mai eravamo tutti lì, e proprio dalle parti di casa tua, vicino al tuo mitico archivio- comunque, è stata una brevissima giornata interminabile ed in serata Antonio, spalleggiato dal Malanima e da altri amici, ha deciso di portarmi a bere da qualche parte. E lì seduti, hanno parlato tutti, ininterrottamente di te. Ti ripeto, non ricordo perché lo facessero, quello che so e che ne sono venuti fuori tanti, di episodi che ti riguardano, ma così tanti che ho capito solo adesso di non conoscere più di un pezzetto della tua vita e delle tue abitudini, e così, credo, anche gli altri. Devo dirti che m'inquieta un po' questo tuo carattere misterioso, questo tuo non raccontarti.

Ma mi preoccupa ancora di più il tuo atteggiarti a sant'uomo con tutti e in tutte le circostanze: «quando è morto il tale, ha voluto sapere se ha lasciato la famiglia nei guai ...», «con quello era amico, gli è proprio spiaciuto di doverci litigare ...», «anche di quell'altro era amico, e proprio per questo lo ha dovuto attaccare quando è finito al centro degli scandali ...», «i ragazzi del Fronte, là dove doveva tenere un dibattito, lo aspettavano impazienti alla stazione ma lui è arrivato zaino in spalla dal mare, aveva voluto fare una passeggiata di non so quanti chilometri ...»; ma chi credi di essere, lo Zarathustra di Nietzsche?

E poi, sono geloso, si, te lo confesso, pensavo che fosse un mio privilegio quello di vederti arrivare in Vespa a Livorno (in Vespa, che idea! Se ti vedesse Pazzaglia!) per riempirmi la testa con tutte quelle storie: la rivoluzione è ancora possibile, ci vuole un nuovo Vangelo, ci vuole una perestrojka anche nel MSI, a sinistra di Mao e alla destra del Padre, si quello potrà sembrarti scemo ma se si insiste lo convinciamo, io sono un uomo libero e il Presidente di Partito non lo voglio fare, l'interrogazione di Matteoli, hai visto che cosa ha scritto Accame, Cacciari, Ingrao, De Benoist... ma allora non li facevi -voglio dire, non li fai- solo con me certi discorsi! 0 cosa ti passa, non pretenderai di avere migliaia di amici e di dare a ciascuno il suo ... per forza poi vengono fuori quelli come Carli, con le sue pazze idee, «voglio parlare di Beppe sul prossimo numero e ritieniti fortunato se sei uno di quelli che lascerò scrivere». Così mi sembra che abbia detto.

Ora, i casi sono due: o Antonio è un agente della maggioranza (quale «maggioranza» non lo so, ma fa lo stesso) -e allora crede di tirarci in trappola creando intorno a te il Culto del capo per poi sostenere che siamo uguali agli altri; oppure, e dev'essere così, è tanto ingenuo di credere a quella voce che sta circolando- anche se nessuno può dire chi l'ha messa in giro, e che ti dipinge come ... lo sai anche tu come; che coglioni quei mille che gridavano a Sorrento «Beppe Niccolai sei bravo e non lo sai!».

In ogni caso, questa situazione mi preoccupa, figurati che qualcuno già vaneggia, dice che tu sei un pezzo di storia, addirittura l'anima del Movimento; e che qualcun altro -gliel'ho letto in faccia durante quella strana manifestazione di Pisa- ha un nodo fisso in gola e non riesce più neanche a nominarti... credo siano gli stessi che si ritrovano a passare la notte con i tuoi articoli in mano ripetendosi che ora bisogna diventare come te: perché è la tua amicizia il sale della vita.

... Perché «ora», che cosa sarà mai successo di così decisivo?...

Pare di sognare; ma non è capitato a te di scrivere «tu non hai sognato, perché anch'io ero con te»?

Io non dubito minimamente che tu sia con me, con noi; però, proprio per questo devi fare qualcosa... anzi a pensarci bene, vengo a trovarti, solo il tempo di spedire a "Proposta" il testo del tuo intervento congressuale (di Sorrento o di Rimini? Quale congresso non ricordo ma fa lo stesso) poi straccio questa lettera -che, ti giuro non avrei mai voluto dover scrivere- e arrivo, prima che ti venga in mente -nella tua folle saggezza, nella tua severa amicizia- di farmela trovare pubblicata, con tanto di risposta, magari intitolata:

Tu hai sognato, perchè anch’io ero con te

Peppe Nanni

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