Interrogazioni con risposta scritta - Anno 1970

Seduta del 13 Gennaio 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Ai Ministri di grazia e giustizia e dell'interno - Per sapere se, dinanzi all'esplosione del fanatismo, feticismo e necrofilia per cui una ondata di gente si è riversata nella casa di Canale d'Alba (Cuneo) dove la quattordicenne Maria Teresa Novara ha trovato orribile morte, sono state prese tutte le precauzioni possibili perché gli assicurati alla giustizia «restino in buona salute», per provare eventualmente tutta la loro innocenza, ma soprattutto perché su questa nuova, sconcertante, tragica vicenda, dove ancora una volta si raccattano corpi di adolescenti distrutti prima che dalla morte dal vizio, la giustizia faccia piena luce e non accada, come il caso Lavorini purtroppo insegna, che la verità venga bloccata perché il fanatismo, rompendo gli argini del segreto istruttorio, travolga con sé tutto: testimonianze, prove, e con loro ogni traccia della verità.
(4-07359)

Risposta - In base alle informazioni fornite dalla procura generale della Repubblica presso la corte d'appello di Torino, risulta che sono state prese dall'autorità giudiziaria competente tutte le possibili precauzioni per evitare turbamenti, sotto qualsiasi aspetto, allo svolgimento della istruttoria relativa alla morte della minore Maria Teresa Novara e che gli inquirenti hanno spiegato ogni possibile cautela nelle indagini di loro competenza.
Si aggiunge, secondo le predette notizie, che pur se il grave fatto è stato oggetto all'inizio di ampi e diffusi servizi di stampa -i quali hanno talvolta contrapposto al riserbo degli inquirenti notizie anche fantasiose e versioni di circostanze non trovanti riscontro negli atti processuali- ciò non ha recato pregiudizio al normale svolgimento dell'attività istruttoria.


Il Ministro di grazia e giustizia: Gava

 

 


 

Seduta del 13 Gennaio 1970



NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro di grazia e giustizia - Per conoscere i motivi per cui non ha ancora provveduto a trasmettere agli uffici provinciali del tesoro, a diversità delle altre amministrazioni, gli elenchi degli agenti di custodia che, in applicazione della legge 18 marzo 1968, n. 249, articolo 32, andati in pensione vengono parificati a tutti gli ex-appuntati dei corpi di polizia; per cui, nel 1969, vi sono cittadini che, dopo aver servito, con devozione e sacrificio, lo Stato nell'arma dei carabinieri e come agenti di custodia, percepiscono una pensione di fame di lire 37.520.
(4-07388)

Risposta - Alla data del 23 ottobre 1969, risultano trasmessi alle direzioni provinciali del tesoro 9.427 provvedimenti di esecuzione dei pagamenti in applicazione delle riliquidazioni eseguite a norma della legge del 1968, n. 249.


Il Ministro: Gava

 

 



 

Seduta del 13 Gennaio 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro di grazia e giustizia - Per sapere a quali determinazioni sia giunto il Ministero in relazione a quanto viene pubblicato dal settimanale "Candido" sul giallo Fenaroli-Ghiani.
(4-08098)

Risposta - In base alle notizie pervenute dalla procura generale presso la corte d'appello di Roma, risulta che nessun seguito è stato dato -in relazione alla pubblicazione del settimanale "Candido" sul caso Fenaroli/Ghiani- dal medesimo generale ufficio, non essendovi indicato alcun fatto nuovo o nuovo elemento di prova tale da autorizzare la procura generale predetta a chiedere la revisione del giudizio a carico di Giovanni Fenaroli e Raoul Ghiani, a norma dell'articolo 556 n. 2 del codice di procedura penale.
La procura generale ha altresì riferito che una istanza di revisione presentata da Clotilde Ghiani, madre di Raoul Ghiani, è stata inoltrata per competenza alla Corte di Cassazione in data 10 ottobre 1969. Tale istanza, assegnata alla prima sezione della Suprema corte, non è stata ancora trattata.


Il Ministro: Gava

 

 



 

Seduta del 13 Gennaio 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Ai Ministri dell'interno e dell'agricoltura e foreste - Per sapere:
a) se sia esatto il fatto che certo Rossi di Arena Metato (Pisa), commerciante in legname, sposato con la sorella dell'assessore al comune di Viareggio, Cordoni, ha da solo partecipato a tutte le aste per il taglio di piante nella pineta di levante di Viareggio durante l'assessorato del Cordoni, con esclusione di altri appaltatori;
b) se i prezzi applicati negli appalti, tenuto conto della qualità e delle altre ottime caratteristiche del legname, siano stati congrui;
e) se risulti che il Rossi ha proceduto all'asta e all'aggiudicazione senza che la forestale avesse marcato preventivamente le piante da abbattere e in alcuni casi senza il parere della commissione ai parchi, giardini e pinete, presieduta dallo stesso assessore Cordoni;
d) se risulti che si è proceduto all'abbattimento senza l'assistenza dei sorveglianti come prescritto tassativamente dalle leggi in materia;
e) se risulti che sono state tagliate piante in perfetta salute e senza il preventivo nulla osta della sovrintendenza di Pisa, essendo la zona vincolata da due decreti ministeriali per il suo particolare aspetto e valore panoramico, oltre che dalla legge 29 giugno 1939, n. 1497;
f) se risulti, altresì, che per risparmiare, esclusivamente a proprio vantaggio e a danno della collettività, il Rossi abbia abbattuto pini ed altre piante altissime e di grande mole senza preventivamente togliere la chioma e parte del fusto e ciò per non arrecare danni al sottobosco e alle piante vicine;
g) se sia esatto che, anziché sollevare i tronchi, questi sono stati trascinati nel parco con mezzi meccanici, con danni che è facile immaginare;
h) se sia esatto che il sindaco non ha applicato sanzione alcuni nei confronti dei trasgressori, né ha segnalato i fatti all'autorità giudiziaria;
i) se sia esatto che è pendente presso la pretura di Viareggio istruttoria penale per accertare responsabilità in ordine ad un taglio di piante di pino nel 1967;
l) quali provvedimenti intendano prendere per quanto sopra denunciato.
(4-08984)

Risposta - II segnalato signor Guglielmo Cordoni ha ricoperto l'incarico di assessore ai parchi e giardini del comune di Viareggio dall'ottobre 1966 all'ottobre 1969. Il signor Pietro Rossi, anch'esso citato nell'interrogazione, esercita il commercio di legname, ed il figlio Gloriano, ha sposato la sorella della moglie del Cordoni.
Durante il periodo in cui il Cordoni ha svolto funzioni di assessore, furono effettuate alcune vendite di materiale legnoso, proveniente dalle pinete di proprietà comunale, le quali ebbero però luogo con il sistema delle licitazioni private, regolarmente deliberate dal competente organo del comune ed autorizzate da parte degli organi tecnici e di tutela.
Ai cennati esperimenti di gara, parteciparono sempre numerose ditte, fra le quali quella del signor Pietro Rossi, risultata poi aggiudicataria dei lotti di legname posti in vendita, avendo la stessa presentato le migliori offerte sui prezzi base delle licitazioni, riconosciuti congrui dall'apposita commissione comunale e dall'ispettorato ripartimentale delle foreste.
Dopo le aggiudicazioni e prima delle operazioni di taglio, le piante vendute venivano contrassegnate a cura del cennato ispettorato, e quindi consegnate, previa redazione del relativo verbale.
Nel corso dei lavori veniva eseguita la normale sorveglianza dai vigili comunali e con frequenza anche dalle guardie del corpo forestale dello Stato, le quali, in occasione di un taglio di piante, elevarono contravvenzione al Rossi, per non avere preventivamente diradato quelle adulte, la cui caduta aveva provocato danni al sottobosco. Nella circostanza, il Rossi venne altresì diffidato dall'effettuarne il trasporto con sistema che avrebbero potuto provocare altri danni.
Per quanto riguarda poi l'asserito abbattimento di piante in buone condizioni vegetative, l'ispettorato ripartimentale delle foreste, richiesto dalla prefettura, ha escluso che si sia verificato quanto denunciato, poiché l'assegnazione delle piante ha interessato soltanto soggetti assai maturi, pericolanti o stramazzati a terra a causa di violenti temporali, e dei quali è stata data notizia alla soprintendenza ai monumenti e gallerie di Pisa.
Non risulta, infine, che il sindaco di Viareggio abbia applicato sanzioni nei confronti del Rossi, né che penda presso la pretura di Viareggio procedimento penale a carico dello stesso.


Il Ministro dell'interno: Restivo

 

 

 


Seduta del 4 marzo 1970



NICCOLAI GIUSEPPE - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Per sapere se sia a conoscenza dei particolari della squallida, e al tempo stesso tragica e drammatica vicenda, ormai conosciuta come «caso Lavorini», dove ragazzi di 13, 16, 19 anni si ergono a protagonisti di storie immonde e terribili; dove omosessuali drogati, arrivando fino al delitto, sono veicolo di infezione per una infanzia che, nello sfacelo della famiglia, che non riesce più a contenere la carica di vizio che si sprigiona da tutti i pori della società e nella latitanza di uno Stato che pare non avere più compiti se non quello di «permettere tutto e di tutto», sembra avviarsi verso un torbido destino, se è vero, come è vero, che questi tredicenni si gloriano di portare sulle braccia, come ferite gloriose, i segni lasciati dalle iniezioni di droga.
Per sapere se sia a conoscenza come il «caso Lavorini» non sia un turpe fenomeno localizzato dove è esploso, ma, purtroppo si estenda altrove grazie ad un cinematografo che esalta il delitto, il vizio, lo stupro, l'omosessualità, l'oscenità, il mondo della droga; ad una scuola se vero, come è vero, insegnanti avallano, con la loro firma, l'uscita di giornali di istituto dove si raccontano, protagoniste ragazze sedicenni, «le positive esperienze fatte a Londra sotto l'azione dell'acido lisergico»; grazie a certa letteratura che, vinta ormai ogni resistenza della magistratura perché paralizzata e ricattata sotto l'accusa di oscurantismo e di non saper aprire gli occhi e la mente al... nuovo, ormai dilaga, gronda dalle edicole e nelle librerie, come «veleno» nelle disarmate coscienze dei giovani, spezzando loro il carattere, massacrando loro la coscienza, facendoli autentici veicoli del vizio; da una televisione dove, spesso, sotto le comode giustificazioni sociali, si contrabbanda, da un lato, l'omertà, il disinteresse, la giustificazione del delitto, e dall'altro la visione di una società «dorata» che pare a portata di mano, per cui il giovane, quando dalla televisione passa a considerare ed ad assaggiare le difficoltà della vita, pur di agguantare quel promesso mondo dorato, imbocca la via breve della rapina alla vicina banca.
Cosa, in ordine a queste considerazioni amare e dolorose, intenda fare e se condivida, almeno in parte, la convinzione dell'interrogante, per cui il «problema dei giovani» nella società sia altrettanto importante e senza dubbio di più, specie per i cattolici che sono alla guida del paese, del tiro al piccione e di altri consimili argomenti, dei quali il Parlamento, per volontà del Governo, si è pure occupato.
(4-05680)

Risposta - Nella interrogazione, prendendosi lo spunto dalla triste vicenda conclusasi con la morte del giovane Ermanno Lavorini -in ordine alla quale è tuttora in corso formale istruttoria condotta dal giudice istruttore del tribunale di Pisa, sui cui sviluppi non è dato soffermarsi per la tutela del segreto istruttorio - si rappresenta che il caso Lavorini non è un fenomeno localizzato ma costituisce la naturale conseguenza di una produzione cinematografica che esalta il delitto, la violenza ed i più turpi istinti, nonché di una certa stampa che è solo veleno per le «disarmate coscienze dei giovani».
Si chiede, pertanto, al Governo se tale assunto sia condiviso e che cosa il Governo stesso intenda fare per risolvere questo grave problema mediante opportuni provvedimenti nel campo del cinema, della televisione, della stampa e della scuola.
Al riguardo si fa presente che per quanto concerne il problema relativo alla produzione cinematografica immorale, esso è indubbiamente rilevante sia sotto l'aspetto più specificamente giuridico, sia sotto quello sociologico. Invero, mentre da un lato si deve tener conto del rispetto costituzionale della libertà di pensiero e dei suoi mezzi di diffusione, dall'altro non si può ignorare il pregiudizio morale sottolineato nella interrogazione, derivante dal fenomeno lamentato.
Tale fenomeno potrà essere anzitutto fronteggiato adeguatamente sul piano amministrativo incentivando ed incoraggiando mediante adeguate provvidenze (premi di produzione, facilitazioni, sussidi, agevolazioni fiscali) la produzione di opere cinematografiche di serio contenuto narrativo, educativo, culturale ed artistico.
Per quanto riguarda poi, l'ammissione della produzione cinematografica alla visione pubblica, sarebbe auspicabile una modifica dell'attuale sistema di revisione delle opere cinematografiche ed in proposito il Governo ha già iniziato gli opportuni passi.
Sul piano della repressione penale si osserva, poi, che in materia di rappresentazioni cinematografiche esistono norme di legge che prevedono, perseguono e puniscono gli spettacoli aventi carattere osceno e che, comunque, rivestono estremi di reato e che spetta esclusivamente all'autorità giudiziaria di applicare dette leggi (in particolare l'articolo 528 del codice penale nei casi che interessano) e di disporre il sequestro delle pellicole incriminate qualora, in base a denunzie della polizia o di privati, ovvero per conoscenza diretta; essa autorità ravvisi, in una produzione cinematografica elementi delittuosi. Ed in proposito questo Ministero, in base all'esame degli avvisi di reato che periodicamente pervengono è in grado di affermare che l'intervento dell'autorità giudiziaria -per altro oberata da altri non lievi compiti- nel campo degli spettacoli, come in quello delle pubblicazioni oscene alle quali anche si riferisce la interrogazione, è vigile ed assidua nell'assicurare il rispetto delle leggi e, con esso, la tutela dei valori fondamentali della nostra società.
Per quanto riguarda in particolare la stampa, già esistono strumenti legislativi idonei a combattere il fenomeno lamentato, nel quadro di quanto previsto dall'articolo 21 della Costituzione.
Basta citare il disegno di legge 31 maggio 1946, n. 561, che prevede norme sul sequestro dei giornali ed altre pubblicazioni da ritenere oscene ed offensive della pubblica decenza, la legge 8 febbraio 1948, n. 47 che tutela il sentimento morale dei fanciulli e degli adolescenti estendendo le ipotesi criminose dell'articolo 528 del codice penale alle pubblicazioni incitanti alla corruzione, al delitto o al suicidio, la legge 12 dicembre 1960, n. 1591, che prevede il sequestro da parte dell'autorità di pubblica sicurezza di manifesti, immagini, oggetti contrari al pudore e alla pubblica decenza considerati secondo la particolare sensibilità dei minori degli anni 18; la legge 4 marzo 1956, n. 127 che prevede la responsabilità del direttore o vice direttore responsabile in caso di omesso controllo sul contenuto del periodico.
L'applicazione delle leggi esistenti esige naturalmente l'impegno di tutte le autorità amministrative, di polizia e giudiziarie, impegno unito naturalmente al necessario scrupolo che deve accompagnare i relativi interventi al fine di evitare violazioni dei diritti costituzionali e sulla concreta attuazione di tale impegno il Governo non manca di vigilare. Risulta in particolare che la polizia svolge nel settore della stampa una assidua opera intesa a perseguire la diffusione di pubblicazioni o immagini offensive del pudore o della pubblica decenza ai sensi delle leggi vigenti e che nel corso dell'anno 1968 sono state sequestrate 1348 pubblicazioni o immagini, alcune delle quali direttamente dagli ufficiali di polizia, e denunziate 2077 persone, con un sensibile incremento rispetto ai dati relativi all'attività svolta nel settore negli anni precedenti.
Intensa ed assidua è stata inoltre l'azione di vigilanza degli organi di polizia sui pubblici spettacoli ed, in ispecie, sull'osservanza da parte dei gestori delle norme di legge poste
in materia a tutela dei minori dalla legge 21 aprile 1962, n. 161.
Nell'anno 1968 per inadempienze alle prescrizioni di cui all'articolo 5 della legge n. 161 sono state denunziate 50 persone di cui alcune per abbinamento e presentazione di film non visibili ai minori a film visibili a tutti.
La polizia, al fine di prevenire e reprimere fatti e comportamenti criminosi che possano comunque ledere l'integrità fisica e morale dei minori non manca di svolgere costanti ed assidui servizi di vigilanza nei pressi delle scuole, nei giardini pubblici, nei cinema, nelle sale da giuoco o da ballo ed in tutti quei luoghi che di solito vengono frequentati dai minori.
Circa la parte della interrogazione in cui si accenna ad una scuola dove «insegnanti avallano con la loro firma l'uscita di giornali di istituto dove si raccontano, protagoniste ragazze sedicenni, le positive esperienze fatte a Londra sotto l'azione dell'acido lisergico», il Ministero della pubblica istruzione fa presente che la genericità del riferimento rende impossibile formulare le opportune osservazioni e che il dicastero stesso non sia a conoscenza di giornali d'istituto di contenuto non educativo. Sarebbe pertanto necessario che venissero precisati gli istituti e le città in cui si sarebbero verificati i segnalati inconvenienti. Lo stesso dicastero fa presente che proprio per il settore dell'istruzione media la quale riguarda alunni in età già sensibilmente formativa, non si manca di interessare continuamente presidi e docenti a svolgere una costante azione educativa intesa a valorizzare e ad inculcare nei giovani quei sani principi morali che costituiscono il fondamento della nostra civiltà.
Infine circa l'accenno alla televisione il Ministero delle poste e delle telecomunicazioni fa presente quanto appresso.
In merito all'affermazione relativa a presunte incidenze negative della televisione sul costume giovanile, la RAI, all'uopo interessata, ha tenuto a precisare che nell'ambito della programmazione televisiva, la tematica giovanile è sempre stata trattata con senso di responsabilità.
A riprova del particolare impegno che ha caratterizzato la programmazione televisiva in questo settore, la predetta concessionaria ha ricordato le rubriche "Giovani" ed "Europa giovani", trasmesse rispettivamente nel 1967 e 1968 e il largo spazio che è sempre stato riservato ai problemi dei giovani nell'ambito di rubriche educative quali "Vivere insieme", "Cordialmente", "II Circolo dei genitori", soggiungendo che costante preoccupazione dei redattori dei testi di tali rubriche -come, del resto, di tutti coloro preposti alla programmazione televisiva in generale- è stata quella di responsabilizzare i giovani e i loro educatori nei confronti del ruolo che ì giovani stessi sono destinati a svolgere nella famiglia, nella scuola e nella società e di sottoporre certe deviazioni del costume giovanile e certi modelli di comportamento negativo ad una critica pacata ma rigorosa.


Il Ministro di grazia e giustizia: Gava

 

 


 

Seduta del 4 marzo 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Ai Ministri delle poste e telecomunicazioni e degli affari esteri - Per conoscere i motivi per i quali la televisione italiana ha ritenuto bene di relegare, fra le notizie di infimo ordine, nel Telegiornale delle 20,30 del 15 ottobre 1969, la notizia dell'assassinio del presidente somalo Ali Abdrascid Scermarche, grande amico dell'Italia insieme con tutto il suo popolo.
(4-08481)

Risposta - La RAI, all'uopo interpellata, ha comunicato che la notizia dell'assassinio del presidente somali Ali Abdrascid Shermarche fu trasmessa dal Telegiornale del 15 ottobre 1969 nell'edizione delle ore 20,30 dopo alcuni servizi su avvenimenti di politica interna ed internazionale.
La predetta concessionaria, nel precisare che la notizia di che trattasi fu corredata da una cartina della Somalia sullo sfondo e da una diapositiva con effigie del presidente assassinato, ha aggiunto che il giorno seguente nel Telegiornale delle 20,30 venne inserita, sullo stesso argomento, un'intervista col primo ministro somalo.


Il Ministro delle poste e telecomunicazioni: Valsecchi

 

 


 

Seduta del 4 marzo 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro di grazia e giustizia - Per sapere se sia a conoscenza del gravissimo stato di disagio in cui si vengono a trovare, non solo i legali, ma una intera popolazione che, gravitando nella giurisdizione della pretura di Castelnuovo di Garfagnana (Lucca), a seguito del trasferimento dell'unico cancelliere previsto dalla pianta organica di detta pretura, non possono ottenere alcun certificato dei carichi pendenti, né ottenere autorizzazioni del giudice tutelare, né provvedimenti di autorizzazione al ritiro dell'indennità di esproprio, né atti notori, né copie di atti, né provvedimenti di urgenza, né far luogo a vendite mobiliari e altro.
Per sapere se sia a conoscenza del fatto, che, dinanzi a questa assoluta paralisi dell'attività giudiziaria, che genera nei cittadini un giusto senso di rivolta, le cose sono aggravate dal fatto che l'applicazione di un funzionario di cancelleria, avvenuta il 18 novembre 1969, risulta temporanea, il che ha provocato uno stato di incertezza sul regolare andamento delle udienze già fissate e, quindi, un disagio sempre crescente.
Per sapere cosa intenda fare perché la pretura di Castelnuovo di Garfagnana sia messa in condizioni di funzionare nell'interesse primo di quelle popolazioni.
(4-09432)

Risposta - Alla cancelleria della pretura di Castelnuovo di Garfagnana, risulta per ora applicato in modo continuativo per un periodo di tre mesi, a partire dal 17 novembre 1969, il cancelliere di prima classe Prosperi Ubaldo, in servizio presso la pretura di Lucca. L'applicazione è stata disposta dal presidente della corte d'appello di Firenze con proprio decreto in data 13 novembre 1969 proprio per sopperire alle esigenze dell'ufficio, in attesa della destinazione del titolare dell'unico posto in organico, che è stato messo a concorso, mediante pubblicazione della vacanza nel Bollettino ufficiale, concorso che sarà prossimamente espletato.


Il Ministra: Gava

 

 


 

Seduta del 4 marzo 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Ai Ministri dell'interno e della sanità - Per sapere se sia esatto che nel reparto pediatrico dell'ospedale di Lucca il giorno 26 dicembre 1969 si è verificata una colluttazione fra i familiari di un bambino ricoverato e un sanitario, per cui la madre del ragazzo ha riportato escoriazioni di una certa entità.
Per conoscere se le autorità competenti abbiano svolto le opportune indagini, se sia stato individuato il medico che ha aggredito la madre del paziente; e se sia esatto che il sanitario, al centro della vicenda, evidenzia da tempo un «carattere» tutt'altro che consono all'ambiente di un reparto pediatrico.
(4-09848)

Risposta - II 23 dicembre i coniugi Dilvo Papugi e Dina Sforzi, residenti in Castelvecchio di Compito, venivano medicati al pronto soccorso dell'ospedale civile Campo di Marte di Lucca e giudicati guaribili, rispettivamente, in giorni 3 e in giorni 2, il primo per «abrasioni al collo, nella fascia laterale sinistra» e la seconda per «contusione al collo». Nella circostanza, i predetti dichiaravano al militare di pubblica sicurezza in servizio al nosocomio di essere stati colpiti alle ore 7,20 dello stesso giorno dal direttore del reparto pediatrico, professor Alberto Grassi, mentre si trovavano in una camera del reparto stesso, per assistere una loro figlia ivi ricoverata.
Le indagini, in ordine all'episodio stesso, venivano esperite dalla squadra mobile alla quale il professor Grassi ammetteva di aver schiaffeggiato il Papucci, ma negava di avere avuto una colluttazione con la moglie di quest'ultimo.
A giustificazione del suo atto, il Grassi, asseriva di avere agito in stato d'ira perché, nonostante un esplicito richiamo rivolto in precedenza al Papucci alla rigorosa osservanza dell'orario prescritto per le visite ai ricoverati, questi aveva nuovamente trasgredito alle disposizioni, introducendosi nella stanza della figlia in ora non consentita.
Anche in seguito a querela sporta dai coniugi Papucci, la squadra mobile di Lucca ha riferito, con rapporto, l'esito delle indagini all'autorità giudiziaria.
L'amministrazione ospedaliera, dal canto suo, alla quale il Papucci aveva presentato denuncia dell'accaduto, ha iniziato la istruttoria, ai fini della adozione di eventuali provvedimenti disciplinari a carico del professor Grassi, sulla base della relazione redatta dal direttore sanitario.


Il Ministro dell'interno: Restivo

 

 


 

Seduta del 4 marzo 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Ai Ministri dell'interno e della difesa - Per sapere se siano a conoscenza di quanto pubblicato da un settimanale locale di Livorno per cui: «a gennaio o giù di lì, quando Campo Darby (Livorno) e gli altri impianti americani della zona chiuderanno i battenti, qualcuno, per protesta della mancata assunzione dei dipendenti delle basi NATO nei ruoli statali, farà esplodere qualcosa ...».
Per sapere a che punto sia la sistemazione di detto personale che, secondo quanto dichiarato nell'aula del Parlamento dal ministro Gui il giorno 17 dicembre 1969, si trova in elaborazione presso la Presidenza del Consiglio.
(4-09925)

Risposta - II problema della sistemazione del personale civile in servizio presso organismi della Comunità atlantica forma oggetto di esame al fine delle possibili iniziative che potranno adottare a favore del personale stesso.


Il Ministro dell'interno: Restivo

 

 

 

Seduta del 28 aprile 1970

 

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Ai Ministri delle finanze, di grazia e giustizia e dei lavori pubblici - Per sapere se sia esatto che la procura della Repubblica di Roma ha dato incarico alla guardia di finanza di aprire una inchiesta in relazione ai lavori affidati in appalto a ditte che hanno lavorato e lavorano sulla Salerno-Reggio Calabria; se detta inchiesta investe anche l'attività del Ministero dei lavori pubblici.

Per sapere a quale ufficiale della guardia di finanza sia stata affidata detta inchiesta e a quali conclusioni è pervenuta.

(4-09403)

 

Risposta - Ai sensi delle vigenti norme non riesce possibile corrispondere alla richiesta di che trattasi, dato il carattere di segretezza che gli atti di polizia hanno in sede di svolgimento di indagini preliminari disposte dall'autorità giudiziaria.

In proposito la procura della Repubblica presso il locale tribunale, tramite la procura generale presso la corte di appello di Roma ha infatti riferito di non poter fornire specifiche notizie in ordine a richieste aventi per oggetto indagini preliminari tuttora in corso, potendo ciò pregiudicare il buon esito delle indagini stesse.

 

Il Ministro delle finanze: Preti

 

 

 

Seduta del 28 aprile 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro delle finanze - Per conoscere:

a) se sia vero che il direttore generale dei monopoli di Stato, con sua circolare interna n. 2159 in data 7 novembre 1969, abbia impartito disposizioni a tutti gli opifici, gli uffici e gli stabilimenti dei monopoli di non segnalare alle direzioni provinciali del tesoro le assenze per sciopero effettuate dal personale dal 20 ottobre al 5 novembre 1969;

b) se sia vero che lo stesso ministro, a conclusione della vertenza, abbia acconsentito che l'importo da trasmettersi sugli stipendi, in dipendenza dello sciopero, sia invece trattenuto in dieci rate mensili, a partire dalla data in cui sarà corrisposto al personale un anticipo, sui previsti miglioramenti del premio di rendimento industriale;

e) se tale agevolazione, sia pure in contrasto con le norme contenute nell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1956, n. 653, possa essere estesa, per principio equitativo, anche a tutte le altre categorie di statali che hanno effettuato o stanno effettuando scioperi.

(4-09904)

 

Risposta - Le direttive impartite dalla amministrazione dei monopoli con la circolare richiamata si spiegano alla luce degli avvenimenti che hanno caratterizzato il recente sciopero del personale impiegatizio e salariato della suddetta azienda.

E necessario infatti considerare che, in occasione di detto sciopero, si sono verificate per la prima volta presso i vari stabilimenti ed uffici dell'amministrazione azioni cosiddette di picchettaggio da parte di folti gruppi di scioperanti, che hanno materialmente impedito l'ingresso nei luoghi di lavoro ad una parte del personale che non intendeva aderire alla manifestazione. Tale circostanza ha reso il negoziato con le organizzazioni sindacali molto laborioso e pressante, specie in considerazione dei gravi disagi che si avvertivano presso la popolazione per la mancanza dei generi di monopolio, particolarmente del sale.

Alla soluzione della vertenza si è alfine giunti grazie ad un accordo globale raggiunto dall'amministrazione finanziaria con le organizzazioni sindacali che prevedeva, fra l'altro, la rateizzazione delle trattenute per sciopero in dieci mensilità, decorrenti dalla data di corresponsione dell'acconto sui miglioramenti per il premio industriale.

La suindicata circolare del 7 novembre 1969, n. 00/2159 rappresenta quindi il naturale sviluppo esecutivo dell'accordo, anche per la parte concernente la rateizzazione delle giornate di sciopero. Con essa si prevedeva infatti, allo scopo di contabilizzare e rateizzare le trattenute per le giornate di sciopero di coloro che avevano aderito allo stesso, la momentanea sospensione della comunicazione alle direzioni provinciali del tesoro per gli impiegati, e al centro elettronico dell'azienda per gli operai.

È ovvio che in assenza di una tale disposizione di carattere generale le direzioni del tesoro ed il centro anzidetto avrebbero applicato dalla data della segnalazione l'intera ritenuta per tutte le giornate di sciopero, violando in tal modo i termini dell'accordo, per la parte che riguardava sia la rateizzazione che la decorrenza.

In questo senso, con l'avvenuta corresponsione dell'anticipo sul premio, erogato nel mese di dicembre, sono state contemporaneamente impartite le opportune disposizioni per il recupero della trattenuta sugli stipendi a decorrere dal mese di gennaio, per coloro che hanno preso parte allo sciopero menzionato.

Posto quanto sopra, avvertesi che il quesito posto nell'ultima parte della interrogazione ha avuto l'auspicata soluzione nelle disposizioni impartite recentemente dal Ministero del tesoro con apposita circolare, la quale ha stabilito che nei casi di sciopero di lunga durata può essere consentito che il recupero venga effettuato con una rateizzazione che in ogni caso non dovrà superare il numero di dieci rate mensili uguali e consecutive.

 

Il Ministro: Preti

 

 

 

Seduta del 28 aprile 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro delle partecipazioni statali - Per sapere, in ordine a quanto a suo tempo dichiarato da un Presidente del Consiglio per cui il giornale "II Giorno" è di proprietà di un ente statale quindi pagato dal contribuente italiano, quali siano gli emolumenti percepiti, comprensivi di tutto, dal giornalista Giorgio Bocca.

(4-10187)

 

Risposta - II quotidiano "II Giorno" è di proprietà della SNAM società per azioni e il rapporto di lavoro dei dipendenti e dei collaboratori del giornale è regolato esclusivamente dalle norme del diritto privato.

Di conseguenza, gli emolumenti spettanti a qualsiasi collaboratore de "II Giorno" rientrano nella competenza aziendale e sono stabiliti tenendo conto di quelli che sono i livelli retributivi del mercato.

 

Il Ministro: Piccoli

 

 

 

Seduta del 28 aprile 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro dell'interno - Per sapere se sia esatto che i carabinieri di Cuneo hanno denunziato all'autorità giudiziaria uno dei segretari della locale GGIL, dirigente del settore dei distributori di benzina, come responsabile di atti criminosi nei riguardi di coloro che, nel recente sciopero dei « benzinai » tenevano aperti i distributori.

(4-11268)

 

Risposta - Nell'ultima decade del mese di marzo 1969, in occasione degli scioperi connessi alla nota vertenza sindacale dei gestori degli impianti di carburante, nell'ambito della provincia di Cuneo vennero dolosamente danneggiati, in misura più o meno grave, una quindicina di distributori.

Il nucleo investigativo dell'arma dei carabinieri di Cuneo, a conclusione delle indagini esperite al riguardo, con rapporto di polizia giudiziaria del 30 marzo 1969, deferì -a piede libero- all'autorità giudiziaria quattro persone, tra le quali il sindacalista citato, come responsabili dei danneggiamenti suddetti e quindi del reato di cui agli articoli 416, 424 e 632, n. 2 e 3, del codice penale.

 

Il Ministro: Restivo

 

 

 

Seduta del 14 luglio 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Ai Ministri degli affari esteri, della difesa e del commercio con l'estero - Per sapere se sia esatto che l'Italia ha fornito alla Nigeria anni leggere e mezzi di trasporto;

per sapere se sia esatto che le caserme nigeriane a Lagos, a Kano, a Raduna sono state costruite da italiani;

per sapere se sia esatto che il centro di addestramento delle forze aeree nigeriane a Raduna è opera nostra;

per sapere se tutto questo sia stato consigliato dai «gruppi economici» interessati a lavorare con la Nigeria; gruppi economici che, accogliendo la teoria del governo inglese del quick Kill, cioè del rapido annientamento del più debole, altro interesse non avevano se non quello di riprendere i lavori della estrazione del petrolio in tranquillità; e ciò poteva avvenire solo con l'annientamento degli Ibo;

per sapere se sia esatto che le compagnie petrolifere, in ordine alla teoria suesposta, e cioè dell'annientamento dei biafrani (cioè i più deboli), pur estraendo il petrolio in territorio biafrano, hanno sempre evitato di pagare le royalties al Biafra; royalties che venivano puntualmente pagate al governo nigeriano;

per sapere come giudichino la commedia che, sul sacrificio degli Ibo si è recitata anche nel Parlamento italiano; e come giudichino il comportamento dell'ONU che tuttora finge di non essersi accorta che in Nigeria sono morti due milioni di esseri umani.

(4-10522)

 

Risposta - II Governo ha già avuto modo di riferire ampiamente e dettagliatamente in Parlamento sulle origini del conflitto nigeriano, sull'atteggiamento da esso assunto nei confronti della grave crisi che per tanti mesi ha travagliato quel delicato settore del continente africano e sulle iniziative prese per giungere ad una soluzione negoziata.

Il mancato raggiungimento di un accordo fra i contendenti e l'impossibilità di pervenire ad una composizione del conflitto attraverso l'azione mediatrice degli organismi africani e dei governi amici hanno fatalmente portato ad una soluzione militare.

Del resto le posizioni dei due contendenti erano state sino all'ultimo inconciliabili lasciando scarso margine all'azione diplomatica. Ciò spiega il fallimento dei numerosi tentativi di accordo diretto, ultimo dei quali quello promosso dall'imperatore d'Etiopia nel dicembre 1970.

Indipendentemente dalle prospettive di successo di una loro mediazione, le Nazioni Unite hanno osservato durante il conflitto un atteggiamento di non interferenza, sul quale il segretario generale aveva insistito a più riprese.

Tale linea di condotta è stata motivata, oltre che dal desiderio di non ingerirsi negli affari interni di uno Stato sovrano, anche dalla precisa volontà dell'ONU -condivisa del resto dalla grande maggioranza degli Stati africani, i quali in seno a tale organizzazione costituiscono un gruppo assai numeroso- di scoraggiare il moltiplicarsi nel continente delle lotte tribali e delle guerre di secessione.

L'improvviso crollo della resistenza biafrana, intervenuto dopo una così lunga lotta, poteva far sorgere il timore di eventuali rappresaglie e discriminazioni: il segretario generale non ha mancato di svolgere opera distensiva, inviando nel gennaio 1971, da Niamey, al generale Gowon un messaggio nel quale si invitava il governo di Lagos a mostrare spirito di conciliazione e clemenza.

Successivamente, il 19 gennaio, U Thant si recava personalmente nella capitale nigeriana ed aveva modo di raccogliere favorevoli impressioni circa l'atteggiamento delle autorità federali nei confronti della popolazione della zona ex secessionista.

Il rapporto degli osservatori, inviati in loco, sulla situazione post bellica -pur non tralasciando di menzionare sporadici episodi di indisciplina di alcuni elementi, per altro repressi con la massima energia dalle autorità federali- ha costituito una ulteriore testimonianza della volontà del Governo federale di perseguire una politica di riconciliazione e pacificazione.

Sul piano umanitario, il governo di Lagos ha, con ogni tempestività, assunto la direzione ed il coordinamento delle operazioni di soccorso alle popolazioni delle zone ex biafrane.

Il segretario generale da parte sua, fin dall'indomani della cessazione delle ostilità, non ha mancato di raccomandare una sollecita ed efficace pianificazione delle varie iniziative umanitarie.

L'UNICEF, istituzione specializzata delle Nazioni Unite per i soccorsi all'infanzia, ha dato corso ad un vasto programma di aiuti alle vittime del conflitto, attraverso l'allestimento di ambulatori mobili, e la distribuzione di medicinali destinati soprattutto a combattere gravi malattie di carattere epidemico che colpiscono in modo particolare i bambini.

Da parte italiana, in adesione alle richieste involteci dalle autorità e dalla Croce rossa nigeriana, sulla base delle più urgenti esigenze del momento, si è subito provveduto ad inviare 10 camionette Land Rover e 20 mila coperte, nonché attrezzature complete di una squadra medica inviata in loco. È infine da segnalare un contributo di 100.000 dollari USA all'UNICEF.

Per quanto concerne il centro di addestramento delle forze aeree nigeriane di Raduna e le caserme militari Ivano e di Lagos tali complessi sono stati effettivamente costruiti da italiani, i quali in queste stesse città, hanno anche costruito:

1) a Raduna: l'assemblea legislativa, due industrie tessili, abitazioni private, strade, scuole, ospedali, uffici pubblici, il ponte sul fiume Raduna;

2) a Rano: l'aeroporto internazionale, il Women Teacher's Training College, la Central Bank:

3) a Lagos: l'ampliamento del porto, la città universitaria, tre grandi ospedali, sette grattacieli, gli edifici della Central Bank of Nigeria, della Bank of America, della United Bank fot Africa, della Standard Bank of West Africa, della National Bank e della Barclay's Bank, tutti gli edifici governativi, l'Housing Estate di Surulere (città satellite di Lagos), l'Istituto nigeriano per gli studi internazionali, il Collegio di tecnologia, le strade del quartiere residenziale di Ikoyi, gran parte dei quartieri residenziali del nuovo Ikoyi e di Apaga, i modernissimi hotels Ikoyi e Bristol, la stragrande maggioranza delle abitazioni private, i grandi magazzini del Ringasway, il palazzo delle poste e telegrafi, la biblioteca comunale.

Trattasi di un'immensa mole di lavoro, compiuta da alcune centinaia di connazionali stabilitisi in Nigeria molti anni fa e legati tra loro da vincoli di parentela e dalla comune provenienza (quasi tutti da Roasio, in Piemonte).

Queste opere, realizzate in un arco di tempo che va all'incirca dal 1930 al 1966, non hanno beneficiato né direttamente né indirettamente dì un qualsiasi concorso statale italiano. Esse hanno fatto e fanno onore al nostro paese in quell'angolo di Africa e costituiscono il più apprezzabile contributo portalo da una Comunità straniera allo sviluppo economico nigeriano.

A partire dal 1966, anno di inizio della crisi, anche le iniziative degli italiani sul posto hanno subito una battuta di arresto, perché alla comprensibile prudenza di questi si aggiunse una penuria di capitali pubblici nigeriani, stornati dagli impieghi di pace alle esigenze della guerra.

Non sappiamo se le compagnie petrolifere straniere, durante il periodo della guerra civile, abbiano o non -ed a chi- pagato le royalties sul petrolio nigeriano. La nostra AGIP non le ha pagate a nessuno, perché al momento dello scoppio della guerra civile non estraeva ancora petrolio.

Infine per quanto riguarda le forniture di materiale bellico, ci siamo attenuti ai criteri di prudenza ai quali si ispira la nostra politica in materia di forniture di armi sia ai paesi impegnati in un conflitto armato sia a quelli percossi da tensioni politiche interne.

Si segnala in merito che nel triennio 1967-1969 risultano rilasciate dal Ministero del commercio con l'estero, in conformità del parere favorevole espresso dai competenti dicasteri, le seguenti autorizzazioni verso la Nigeria;

a) 2 elicotteri Augusta-Bell 204 B; installazioni, accessori, parti di ricambio per elicotteri e per motore a seguito o separatamente dagli elicotteri su menzionati;.

b) 200 moschetti automatici Beretta calibro 9 Parabellum modello 39/49 corredati ciascuno di un caricatore -destinati alle forze di polizia nigeriane e 100 pistole automatiche calibro 9 Parabellum- destinate alla Nigerian Air Force.

Per quanto concerne autovetture, autocarri e motocicli, si tratta di merci libere all'esportazione, per le quali non vengono rilasciate concessioni, mentre nessuna autorizzazione risulta rilasciata nel periodo 1967-69 per l'esportazione di naviglio verso la Nigeria.

 

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Pedini

 

 

 

Seduta del 14 luglio 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro delle partecipazioni statali - Per sapere se sia esatto che la società costruzioni metalliche Finsider (GMF) in località Guasticce (Livorno) lavora in perdita.

Per sapere se sia esatto che tale stabilimento conta: un presidente; un direttore generale; un direttore amministrativo; un direttore di esercizio; un direttore vendite; un direttore di stabilimento; un direttore impianti.

Per conoscere l'ammontare degli stipendi, comprensivi di tutto, dei vari dirigenti; il numero degli impiegati e il loro avere (comprensivi di tutto), e quanti disegnatori conta lo stabilimento).

Per sapere inoltre se sia esatto che impiegati della stessa categoria hanno stipendi diversi, e se in molti casi tale sperequazione supera anche le 50 mila lire mensili.

(4-10796)

 

Risposta - II personale della società GMF di Livorno, al 28 febbraio 1970, risulta così composto:

16 dirigenti; 203 impiegati; 13 categorie speciali (capi operai, intermedi) 522 operai.

L'incidenza, apparentemente elevata, del numero degli impiegati sull'organico complessivo è dovuta al fatto che la CMF, come tutte le grandi aziende operanti nel settore della carpenteria metallica, non soltanto produce le strutture, ma le progetta, avvalendosi di personale impiegatizio specializzato.

Adeguata alle dimensioni dell'azienda ed al conseguimento dell'oggetto sociale risulta, poi, l'organizzazione amministrativa della società.

Per quanto riguarda gli ultimi due punti dell'interrogazione si deve osservare, infine, che le notizie richieste concernono dati di natura riservata. Si assicura, comunque, che le retribuzioni corrisposte al personale sono commisurate alla categoria ed al grado e pienamente conformi a quanto previsto in materia dalle vigenti norme legislative e contrattuali.

 

Il Ministro: Piccoli

 

 

 

Seduta del 14 luglio 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro della difesa - Per sapere se sia esatto che la marina italiana, a cui è affidata la difesa del paese, è in queste condizioni:

a) la Vittorio Veneto, il Doria e il Duilio, pure essendo navi di prestigio, da sole, e cioè senza la protezione dei cacciatorpediniere, non sono sufficienti per la protezione al traffico marittimo mercantile;

b) abbiamo quattro sommergibili tipo Toti, quando dovremmo averne 30;

e) che, per quanto riguarda le motocannoniere, siamo l'ultima marina del mondo;

d) che i nostri dragamine non escono quasi più perché vecchi di 20 anni e non essendoci fondi per le dovute riparazioni, si deve avere l'accortezza, perché durino ancora, di farli muovere il meno possibile;

e) che le nostre bombe antisommergibile, su cinque, tre non funzionano per guasti vari, e che non vengono riparate per mancanza di fondi e, spesso, di pezzi di rispetto;

f) che l'armamento antisommergibile della marina (bombe e siluri) non è adeguato né per quantità, né per qualità;

g) che dei tre cacciatorpediniere classe Flelcher; acquistati recentemente negli Stati Uniti, ne funzionerà uno solo, perché oltre essere navi vecchie, non si trovano più i pezzi di rispetto, in quanto la marina degli Stati Uniti non fabbrica più e da tempo, tale tipo di navi;

h) che il supporto logistico, per cui la funzionalità delle navi va sempre più decadendo, è talmente esiguo, che si è costretti a contare, nelle ore di moto dei motori, anche i 20 minuti che servono per riscaldarli a nave ferma, e ciò perché le revisioni, per mancanza di fondi non sono possibili.

(4-11415)

 

Risposta - Compatibilmente alla possibilità di destinare allo scopo adeguati finanziamenti, è in corso di graduale realizzazione, un programma di ammodernamento e potenziamento delle forze navali italiane, in modo da portare la consistenza delle forze stesse ad un livello più adeguato alle esigenze di difesa.

Ciò premesso, va chiarito che l'acquisto dei tre cacciatorpediniere della classe Fletcher è stato effettuato per colmare tempestivamente una deficienza nel settore.

Il prezzo di acquisto è stato particolarmente basso, tanto che si è ritenuto conveniente destinare una delle unità a riserva di materiale per mantenere le altre due in condizioni di efficienza operativa.

Si può inoltre assicurare che l'impiego dei materiali e delle apparecchiature avviene secondo le previste normative e che l'armamento antisommergibile è efficiente e di piena affidabilità, pur sussistendo la necessità di continui studi ed esperienze al fine di adeguare i sistemi d'arma al mutare delle caratteristiche dei mezzi di offesa che sono destinati a neutralizzare.

 

Il Ministro: Tanassi

 

 

 

Seduta del 14 luglio 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro delle partecipazioni statali - Per conoscere i motivi per cui il potenziamento dell'impianto dell'Italsider di Piombino (Livorno), per cui si sono sbancate colline, sacrificate le spiagge più belle, deturpate zone costiere, spendendo, fra l'altro, miliardi del contribuente italiano, è stato sospeso.

Per conoscere le ragioni per cui il ventilato accordo FIAT-Italsider non si concretizza e se il contrasto nasce proprio dalle aree libere che, previste per potenziare l'impianto di Piombino, si vogliono ora bloccare per favorire altri impianti.

(4-11441)

 

Risposta - I lavori per la trasformazione dell'acciaieria dello stabilimento Italsider di Piombino -con sostituzione del processo LD al Martin e aumento della produzione di acciaio da 1,2 a 1,8 milioni di tonnellate- sono in fase di avanzata realizzazione. Essi comporteranno, unitamente al potenziamento di un altoforno e ad altre migliorie, un investimento di 35 miliardi di lire.

Circa il secondo punto dell'interrogazione si osserva, poi, che la collaborazione tra l'Italsider e la FIAT, per quanto riguarda l'utilizzazione dello stabilimento siderurgico di Piombino, costituisce una ipotesi di lavoro da inquadrare nel contesto del programma globale per la siderurgia, elaborato da una apposita commissione tecnico consultiva dell'IRI. Il programma in questione ha formato oggetto di un documento che è stato inviato al Ministero del bilancio per l'approvazione del CIPE ai sensi dell'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 14 giugno 1967, n. 554.

Ad ogni modo fin d'ora si può escludere che esista una prospettiva di depotenziamento del complesso siderurgico di Piombino. Al contrario, è previsto, nel caso di realizzazione dell'ipotesi di cui sopra è cenno, un incremento dell'occupazione dagli attuali 5.400 a 6.800 addetti con un investimento aggiuntivo dell'ordine di 62 miliardi di lire.

Parimenti si esclude, in relazione allo specifico quesito posto, l'esigenza di contrasti e divergenze circa l'utilizzazione delle aree libere di pertinenza dello stabilimento.

Comunque, non si mancherà di esaminare il problema in tutti i suoi aspetti, alla luce degli elementi di valutazione che il Ministero intende raccogliere.

 

il Ministro: Piccoli

 

 

 

Seduta del 14 luglio 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Per sapere se sia a conoscenza del fatto che, in occasione delle festività di fine d'anno, il centro elettronico della Corte dei conti ha provveduto a distribuire in buon numero di copie fra gli impiegati dell'istituto, un calendario dell'istituto ispirato alla conquista della Luna, artisticamente elaborato, mediante la utilizzazione di apparecchiature elettroniche in dotazione all'ufficio.

L'interrogante desidera, altresì, sapere quali provvedimenti le competenti autorità della Corte abbiano adottato a carico del direttore dell'ufficio, ragionier Piero Casetti Brach, e se del fatto sia stata data comunicazione al procuratore generale della Corte dei conti per gli accertamenti di sua competenza.

(4-11537)

 

Risposta - L'allestimento del centro elettronico della Corte dei conti ha richiesto una notevole serie di prove e di elaborazioni, in diversi settori di applicazione, al fine di studiare la reazione dei numerosi sottosistemi componenti il complesso elettronico.

Nel quadro di tali iniziative, la stampa di alcune decine di copie, distribuite, poi, a dipendenti della Corte di un calendario dell'anno 1970 è stata concepita dai tecnici del centro stesso nel corso di un interessante esperimento di multiprogrammazione, utilizzando l'occorrente materiale tra quello in dotazione al centro, per fini tecnico-sperimentali.

In considerazione dell'utilità dell'esperimento, per altro di tenue costo, l'operato del direttore del centro non è apparso suscettibile di censura sotto alcun aspetto.

 

Il Sottosegretario di Stato: Bisaglia

 

 

 

Seduta del 10 agosto 1970
 

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Per conoscere, con indicazione analitica, quanto sia costato l'impianto del centro elettronico della Corte dai conti (adattamento dei locali, locazione delle apparecchiature, ecc.) e quale ne sia presumibilmente in prosieguo di tempo il costo di esercizio.

L'interrogante desidera, altresì, sapere quali somme, a titolo di premi e compensi speciali, siano state fin qui corrisposte al personale addetto al centro e quali al personale di altri uffici della Corte, per lavori in qualunque modo connessi all'attività del centro elettronico.

(4-12108)

 

Risposta - Per le spese concernenti l'impianto, la locazione dei macchinari ed il funzionamento del centro elettronico della Corte dei conti, venne istituito, nel bilancio del Ministero del tesoro alla rubrica 16 -servizi del provveditorato generale dello Stato- il capitolo n. 2055.

La prima assegnazione di fondi, su detto capitolo, venne disposta nell'esercizio 1965, con provvedimento legislativo di variazione di bilancio. Nel periodo compreso fra l'istituzione del capitolo in parola -amministrato dal provveditorato generale dello Stato- ed il 31 dicembre 1969, risulta impegnata, per spese di impiantii, locazione e funzionamento del centro elettronico della Corte, la somma di lire 666.450.567, per altro, non ancora integralmente pagata.

Alla predetta somma sono da aggiungere lire 62.064.455, per spese sostenute dal genio civile per costruzione ed adattamento dei locali destinati a contenere gli uffici e le apparecchiature del centro, e lire 133.527.864 per compensi e indennità liquidati su capitoli amministrati dalla Corte dei conti.

Per quanto attiene, infine, alla spesa occorrente per il normale funzionamento del centro elettronico, si possono indicare, sulla base dei dati forniti dai contratti in corso stipulati dal provveditorato generale dello Stato e sulla scorta delle risultanze dei precedenti esercizi, le seguenti cifre riferite a mese:

1) locazione delle apparecchiature elettroniche, lire 17.240.140;

2) indennità meccanografica al personale addetto alle operazioni di meccanizzazione, lire 1.660.000;

3) acquisto di carta e stampati, lire un milione;

4) acquisto di materiali vari di consumo, lire 600.000;

5) compensi per lavoro straordinario al personale addetto al centro elettronico, lire 500.000.

 

Il Sottosegretario di Stato: Bisaglia

 

 

 

Seduta del 10 agosto 1970

 

 

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale - Per sapere su quali elementi il ministro si sia basato nell'affermare, in risposta ad una interrogazione dell'interrogante (n. 4-1000), che il professor Giugni Gino non ha rapporti di consulenza con l'associazione Intersind, quando nella pubblicazione Associazione sindacale Intersind del 1° aprile 1969 e del 1° novembre 1969, il professor Giugni Gino, capo dell'ufficio legislativo del Ministero del lavoro e ordinario del diritto del lavoro presso l'università di Bari, figura nell'elenco del personale dell'associazione Intersind in qualità di consulente, insieme con Blasi dottor Mario, Branca professor Giorgio, Oraziani dottor Antonio, Guidotti professor Franco, Levi dottor Emanuele, Marazza avvocato Maurizio.

Per sapere se le bugie, grazie alle quali il ministro si trova a fare brutte figure, rientrano fra i molteplici compiti (tutti stipendiati) del professor Giugni Gino.

(4-12242)

 

Risposta - Si conferma che il professor Gino Giugni non ha attualmente alcun rapporto di consulenza con l'associazione sindacale Intersind.

La pubblicazione di cui è cenno nell'interrogazione è un prontuario interno non sempre aggiornato e che contiene quella erronea annotazione, come del resto si evince dall'allegata nota della direzione della Intersind.

 

Il Ministro: Donat-Cattin

 

«Egregio professor Giugni,

mi riferisco alla Sua del 13 corrente mese, esprimendo il più vivo rammarico per l'equivoco insorto.

Non ho difficoltà a darLe atto che il Suo rapporto di consulenza con questa Associazione è cessato consensualmente, ad ogni effetto, con il mese di giugno 1969.

La «pubblicazione» Intersind alla quale l'interrogazione da Lei trasmessami in copia si riferisce, non è altro che un prontuario degli indirizzi e numeri telefonici dei collaboratori dell'Associazione, che viene redatto esclusivamente per uso interno degli uffici il cui aggiornamento può, a volte, risultare incompleto o intempestivo.

Ciò posto non vedo come l'Intersind possa essere responsabile delle illazioni che altri ha ritenuto di poter desumere da un semplice elenco di indirizzi non destinato alla pubblicazione e, comunque, dalla Associazione non divulgato.

Nel rinnovarLe le espressioni di rincrescimento per lo spiacevole episodio, Le invio i migliori saluti.

Dottor Piero Mecucci».

 

 

 

Seduta del 10 agosto 1970

 

 

 

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro dell'interno - Per sapere se sia a conoscenza del fatto che la sera del 5 giugno 1970, alla chiusura della campagna elettorale, il sindaco di Capoliveri (Livorno) Galli Corrado, irritato per essere stato pubblicamente accusato di «allegra amministrazione», da parte del giovane Omero Papi che, per conto del MSI teneva un comizio nella piazza del paese, ha tentato di aggredire l'oratore spalleggiato da suoi compagni di partito quali Baldetti Alno Lido, Puccini Giuseppe, Turoni Giordano, Giacomelli Luciano, e pronunziando fra l'altro parole minacciose.

Se sia a conoscenza del fatto che al tentativo di aggressione hanno assistito i cittadini Puccini Enzo, Puccini Domenico, Baldetti Baldo, Ridi Carlo Alberto, Geri Giampiero, Muti Giovanni e Capocchi Miriano.

Per sapere se sia a conoscenza del fatto che il sindaco di Capoliveri, per gli addebiti che il giovane Omero Papi gli ha rivolto, è stato, a suo tempo, denunciato all'autorità giudiziaria della prefettura di Livorno.

(4-12420)

 

Risposta - II 5 giugno 1970, in piazza Matteotti di Capoliveri, dalle ore 23 alle 24, l'universitario Papi Omero concludeva per il MSI la campagna elettorale criticando, in particolare, l'operato dell'amministrazione comunale e del sindaco di Capoliveri. Al termine del comizio alcuni cittadini e lo stesso oratore si soffermavano a conversare su argomenti diversi.

Mentre il giovane Papi, conversando con la signora Gisberta Vago, figlia di un assessore comunale iscritto al PCI, scambiava con la stessa delle battute sugli argomenti trattati nel comizio, certo Giovannelli Luciano del luogo, pur'esso iscritto al PCI, si inseriva tra i due profferendo frasi minacciose all'indirizzo del Papi. Al che, quest'ultimo, rispondeva con frasi di sfida, rimbeccato da certi Baldetti Alfìo Lido, Puccini Giuseppe e Turoni Giordano, tutti del PCI, e, sembra, dallo stesso sindaco, nei confronti del quale il signor Papi ha poi sporto querela per ingiuria e minaccia in concorso con altri.

È, tuttavia, da sottolineare che la disputa verbale, prontamente troncata da persone presenti e dal comandante della stazione carabinieri del luogo, non degenerò in vie di fatto.

Per quanto riguarda, infine, la segnalata denunzia all'autorità giudiziaria del sindaco di Capoliveri, si precisa che nei confronti dello stesso sindaco e di altri amministratori comunali è stato instaurato un procedimento penale per irregolarità emerse a seguito di un'ispezione promossa dalla prefettura di Livorno.

 

Il Ministro: Restivo

 

 

 

Seduta del 10 agosto 1970

 

 

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Ai Ministri dell'interno e dei lavori pubblici - Per conoscere i motivi per cui i lavori di restauro del cimitero del Poggio -Isola d'Elba- (Livorno) sono stati, da tempo, interrotti.

(4-12548)

 

Risposta - La sospensione dei lavori di restauro del cimitero della frazione Poggio del comune di Marciana, è in parte dovuta all'andamento stagionale ed in parte a contrasti tra la ditta appaltatrice dei lavori e la amministrazione comunale.

La ditta appaltatrice ha chiesto la preventiva revisione dei prezzi per l'aumento dei costi del materiale, mentre l'amministrazione comunale ha stabilito di deliberare tale revisione non solo di restauro del cimitero di Poggio ma, come da perizia in corso di esame presso il competente ufficio del genio civile, anche per i lavori di ampliamento dei cimiteri comunali, per i quali è stato richiesto un finanziamento suppletivo di 16 milioni.

In attesa della definizione della procedura in corso, l'amministrazione comunale ha, comunque, insistito presso la ditta appaltatrice per la ripresa dei lavori.

 

Il Ministro dell'interno: Restivo

 

 

 

Seduta del 5 novembre 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro degli affari esteri - Per sapere se sia esatto che un cittadino italiano, munito di mandato parlamentare, collaboratore di un settimanale radicale, e nel cui comitato dei garanti vi è un deputato socialista, avendo perduto una forte somma nel casinò di Porto Rose (Jugoslavia), si è rivolto, per un prestito, al nostro ambasciatore; per sapere se tale prestito sia stato concesso e, in caso affermativo, se tale somma sia stata erogata personalmente dal nostro ambasciatore, o prelevata dai fondi dell'ambasciata.

(4-10258)

 

Risposta - Questo Ministero non è a conoscenza della perdita di una forte somma nel casinò di Porto Rose da parte del «cittadino italiano munito di mandato parlamentare, collaboratore di un settimanale radicale».

La suddetta persona è stata presentata ai funzionari della nostra ambasciata a Belgrado solo nella sua veste di corrispondente di un noto settimanale italiano, in occasione del congresso della Lega dei comunisti svoltosi in Jugoslavia.

Il congresso che in un primo momento doveva essere molto breve si protrasse più a lungo del previsto concludendosi quasi improvvisamente nel pomeriggio di un sabato. La domenica mattina il predetto giornalista telefonò rammaricandosi che l'imprevisto prolungarsi del congresso gli avrebbe impedito di recarsi da Belgrado in altra capitale vicina anche a causa di qualche difficoltà nel liquidare gli ultimi conti d'albergo, essendo le banche chiuse per la festività.

In tale occasione un funzionario di quell'Ambasciata si dichiarò disposto a facilitargli la partenza il giorno stesso facendogli pervenire un anticipo tratto dai suoi fondi personali e che gli è stato regolarmente restituito.

Si è trattato dunque di un rapporto non solo assolutamente personale, ma del tutto normale per chi abbia esperienza di vita all'estero.

 

Il Sottosegretario di Stato: Salizzoni

 

 

 

Seduta del 5 novembre 1970

 

 

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Ai Ministro della pubblica istruzione e dell'interno - Per sapere a quale titolo partecipava il dottor Caselli, segretario dell'opera del duomo di Pisa, alle varie riunioni indette dalla sovrintendenza ai monumenti di Pisa e dal comune di Capoliveri, in ordine alla vicenda edilizia interessante l'Eurotel di Capoliveri (Livorno).

(4-11133)

 

Risposta - Si fa presente, come d'altra parte a suo tempo comunicato dal sovrintendente ai monumenti e gallerie per le province di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara, al presidente dell'opera della primaziale, che il dottor Caselli partecipò solo alla riunione tenutasi il 2 marzo 1970 nella sede della sovrintendenza predetta, per discutere della questione dell'Eurotel di Capoliveri.

Ogni ente o ditta interessata partecipò con varie persone: erano infatti presenti il vice prefetto per gli affari dell'Elba, il sindaco e membri dell'amministrazione comunale di Capoliveri, un rappresentante del provvedimento regionale delle opere pubbliche della Toscana, il sovrintendente predetto ed il funzionario Floridi per la sovrintendenza e la ditta proprietaria dell'albergo, rappresentata dall'avvocato e da varie altre persone, tra cui il dottor Caselli, per il quale ultimo non consta, tuttavia, a quale titolo.

 

Il Ministro della pubblica istruzione: Misasi

 

 

 

Seduta del 5 novembre 1970

 

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro degli affari esteri - Per sapere:

1) se sia esatto che i deputati Luzzatto, Galloni e Pajetta hanno partecipato ad una «conferenza» parlamentare al Cairo, conferenza organizzata e finanziata dal regime nasseriano per illustrare le atrocità israeliane nei territori occupati;

2) se sia esatto che i deputati Luzzatto, Galloni e Pajetta sedevano accanto, in quella conferenza, ai rappresentanti delle cortes spagnole e dei colonnelli greci.

(4-11161)

 

Risposta - Dal 2 al 5 febbraio 1970 si è effettivamente svolta al Cairo la Conferenza parlamentare internazionale sulla crisi del medio oriente, predisposta da una commissione preparatoria riunitasi l'anno precedente nella stessa città tra il 23 e il 25 giugno 1969.

Gli argomenti trattati in tale occasione sono stati: l'evoluzione della situazione nella regione araba dopo la guerra del giugno 1967; i pericoli che derivano alla pace dall'occupazione israeliana dei territori arabi; le conseguenze della chiusura del Canale di Suez; il diritto del popolo palestinese a reintegrare la propria patria; la necessità di applicare le risoluzioni delle Nazioni Unite relative a Gerusalemme e gli aspetti della crisi del medio oriente; la legittimità delle resistenze palestinese.

Sono intervenuti alle riunioni del Cairo circa 200 parlamentari da ogni parte del mondo in rappresentanza di 55 paesi. Si è avuta tra l'altro una notevole partecipazione di tutti i paesi europei, con la eccezione della Germania Federale e della Gran Bretagna. Da parte italiana hanno preso parte alle riunioni 16 parlamentari appartenenti a diversi partiti governativi e di opposizione, invitati a causa della locale ambasciata della RAU. Essi hanno collaborato con altre delegazioni in senso equilibratore per la redazione dei testi finali della conferenza.

 

Il Sottosegretario di Stato: Saltzzoni

 

 

 

Seduta del 23 novembre 1970

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro delle poste e delle telecomunicazioni - Per conoscere se ritenga che le ragioni che hanno determinato la programmazione della particolare trasmissione televisiva che ha seguito immediatamente il rientro degli astronauti, umanamente vittoriosi sull'insuccesso tecnico, siano state quelle della opportuna indispensabile esaltazione dell'impresa e non nella rozza critica alla medesima dalla quale, a parte qualche nobile intervento, sono stati sottolineati l'«inopportunità» e l'«alto costo» della spedizione lunare.

Per conoscere se, visto che le valutazioni vengono così superficialmente espresse e che i conti vengono enunciati in tale guisa, si ritenga di dover ammonire il moderatore del dibattito ed evidente ispiratore dell'indirizzo assunto Sergio Zavoli, ricordandogli che con la rinuncia alla sua potente automobile e sostituendola con una modesta utilitaria si potrebbe provvedere all'acquisto di un alloggio per una famiglia indigente, mentre con il suo stipendio potrebbero vivere almeno venti famiglie di disoccupati o almeno quaranta famiglie di pensionati.

(4-11804)

 

Risposta - La trasmissione televisiva dedicata dalla RAI al drammatico viaggio dell'Apollo 13 ha inteso soprattutto, come testimoniano l'immediatezza della programmazione e il fatto che essa sia stata diffusa in presa diretta, offrire un documento spontaneo delle reazioni della attuale società rispetto all'eccezionale avvenimento, alla luce dei vari riflessi che esso poneva dal punto di vista scientifico, tecnico, morale e psicologico.

La vastità dei temi affrontati e il carattere aperto della trasmissione hanno fatto sì che nel dibattito siano emersi sovente vivi contrasti di opinioni; rispetto ai quali l'intervento del moderatore si è estrinsecato principalmente nel cercare di dare uguale spazio e risalto alle varie tesi delle persone intervistate.

L'impostazione data alla trasmissione appare coerente ad una concezione democratica e imparziale della conduzione del servizio radiotelevisivo. L'espressione di spunti critici e di riserva da parte di alcuni partecipanti in contrasto alle posizioni assunte da altri nei confronti della grande impresa americana è conseguenza naturale di essa.

È però importante che, come ebbero a riconoscere alla fine del dibattito gli stessi partecipanti, nell'insieme sia stato dato ampio rilievo a tutte le opinioni che vennero manifestate.

 

Il Ministro: Bosco

Ringraziamo il ricercatore Andrea Biscàro - http://www.ricercando.info - e la Camera dei Deputati

per averci dato la possibilità di pubblicare queste interrogazioni