Alessandro Amorese, 36 anni, è laureato in Scienze Politiche.
Impegnato nella militanza politica fin da giovanissimo, è
consigliere comunale del PDL di Massa (il più votato del
centro-destra). Attualmente è uno degli animatori dell'Associazione
culturale Avamposto della Tradizione, che ha creato uno spazio ‘non
conforme’ nel centro di Massa. Giornalista e fotografo, nel marzo
del 2008 ha fondato con due amici il giornale telematico
www.quotidianoapuano.net . Collaboratore di diverse testate, tra cui
Area, Laboratorio 99, Identitario.org, L'Opinione, ha da poco dato
alle stampe il volume "Beppe Niccolai. Il missino e l’eretico"
(Eclettica edizioni, pagg.270, euro 16,00), in cui ha ricostruito il
percorso umano e politico dell’esponente pisano del MSI. |
Dottor Amorese, nelle pagine introduttive del volume, lei scrive che alcuni
"strattonano Niccolai nel duemila, essendo sicuri delle scelte che avrebbe
fatto". A chi si riferisce in particolare?
Negli ultimi anni alcuni ambienti del variegato mondo della destra politica
hanno iniziato a citare sempre più spesso Niccolai e alcune delle sue idee e/o
vicende. In particolar modo sul Secolo d’Italia abbiamo letto spesso articoli o
riferimenti diretti a Niccolai, soprattutto nell’ambito delle polemiche interne
al PDL, all’accusa di poca libertà interna, ecc. Senza entrare nel merito
dell’attualità, poiché non è il tema del mio saggio, trovo molto difficile
essere certi delle scelte che avrebbe fatto: un personaggio così complesso non
può essere facilmente interpretato nell’attualità vent’anni dopo la sua morte.
Non è facile nemmeno sapere che cosa avrebbe fatto e pensato dopo la caduta del
muro di Berlino, durante Tangentopoli, prima e dopo Fiuggi, ecc. Figuriamoci
oggi. Inoltre trovo un po’ pretestuose certe citazioni dell’ambiente neo-finiano:
per citare due soli episodi, fu Fini, allora Segretario MSI, a sospendere
Niccolai dopo l’Odg ‘beffa’ alla Direzione Nazionale missina e a non consentire
la pubblicazione sul Secolo d’Italia di un intervento di Niccolai sul caso
Sofri.
Come interpreta la posizione filo-israeliana di Niccolai di cui parla a pag.
35?
Per il Niccolai missino doc, in quel periodo (anni ’60-’70) Israele ed il suo
popolo rappresentavano l’orgoglio nazionale difeso e declinato quotidianamente
in trincea.
Tale posizione venne abbandonata nella fase "eretica"?
Nel Niccolai eretico non c’è una abiura di questa idea ma c’è una palesata
simpatia anche per il popolo palestinese e per la sua lotta per
l’autodeterminazione. In questo è stato sicuramente decisivo il rapporto
fortissimo con il Fronte della Gioventù, molto vicino a quella lotta. Ci sono
poi le idee sulla svolta geopolitica dell’Italia: un’Italia protagonista del
Mediterraneo, con una strategia che entrasse concretamente in un mondo in
prospettiva non più ‘bipolare’ ma ‘multipolare’. Per Niccolai era l’Europa e
specialmente l’Italia che si dovevano occupare del Medio Oriente, rivedendo
anche le vecchie logiche dell’alleanza con gli USA in chiave più concorrenziale.
Lei scrive -pag. 62- che Niccolai, nel corso della sua attività parlamentare,
fu primo firmatario di 20 proposte di legge e cofirmatario di altre 77. Potrebbe
ricordarne alcune?
Le più significative sono sicuramente la proposta della ‘Istituzione di
un’anagrafe tributaria dei membri del Parlamento’ e quella dell’‘Istituzione del
Consiglio rappresentativo delle forze armate’. Come cofirmatario cito su tutte
la proposta dell’‘Istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta per la
moralizzazione della vita politica italiana. Accertamento delle responsabilità
di società e di enti economici o finanziari pubblici e privati e dei servizi
speciali italiani e stranieri in danno allo Stato’.
Perché, alle elezioni politiche del giugno 1976, Niccolai, pur risultando il
più votato nella circoscrizione Massa-Lucca-Pisa-Livorno, non venne rieletto
(pag. 68)?
Semplicemente perché dalle elezioni del 1972 a quelle del 1976 l’MSI nel
collegio Massa-Carrara, Lucca, Pisa, Livorno perde quasi 15000 voti e due punti
percentuale: con questo risultato il macrocollegio perde il seggio missino per
il meccanismo del sistema proporzionale dei cosiddetti resti. Anche Niccolai
diminuisce il numero delle preferenze personali passando dalle 14.791 del maggio
’72 alle 9.036 del giugno ’76.
Come va interpretata l'ammirazione manifestata da Niccolai nei confronti di
Giovanni Paolo II (pagg.108-109)?
Come una stima sia intima sia politica verso un Papa che in quegli anni
(Niccolai cita Wojtyla soprattutto nel congresso di Roma dell’84, nella
‘stazione del sacro’) per il politico pisano rappresenta l’identità europea, lo
spirito contro la materia del denaro. Lo vede soprattutto in chiave
anti-mercantilistica, contrapponendolo infatti a Ronald Reagan, ‘uomo di destra’
dice, che incarnava per Niccolai la visione più consumistica dell’occidente.
In un documento citato nel testo (pag. 114), Niccolai spiegava che, dopo
trent'anni di governo DC, l'Italia era divenuta "il paese meno cristiano
d'Europa". Questa è una semplice constatazione o deve essere letta come
un’accusa?
Entrambe: per Niccolai la DC era il male principale dell’Italia e doveva essere
ritenuto il primo nemico da combattere da parte del MSI ancora prima del PCI. La
DC ha scristianizzato l’Italia ‘regalandole’ aborto, droga, decadimento morale,
decenni di voti dati per paura a causa della strategia della tensione o per
abitudine, ‘con il vomito alla bocca’. Insomma per Niccolai il potere
democristiano ha tolto la fede al popolo italiano, l’ha ridotto ad un
‘territorio occupato da missili’, dove la DC è il ‘partito proconsole’ di una
nazione a indipendenza limitata perché telecomandata dagli USA.
Qual era il rapporto di Niccolai con la religione cattolica?
Niccolai era profondamente cattolico, personalmente e per tradizione famigliare.
Nella prima parte della sua vita politica l’essere cattolico lo porta a
schierarsi ferocemente contro la droga, il divorzio e l’aborto. Anche per questo
è molto moralista: caratteristica che si trova facilmente in interventi,
documenti e soprattutto articoli del primo periodo (quello che ho delineato come
‘missino doc’). In seguito tratteggia la religione cattolica come una delle
caratteristiche identitarie dell’Europa dei popoli, come una tradizione della
nazione italiana ed europea (‘l’Italia delle Cattedrali’). E come ho detto nella
risposta precedente, la spiritualità in contrapposizione con il consumismo ed il
mercantilismo. Per Niccolai la dottrina sociale della Chiesa doveva essere
pienamente inserita tra i valori progettuali del MSI. È chiaro inoltre che il
grande rigore morale che ha accompagnato tutta la sua vita deriva anche dalla
religione e dall’educazione ricevuta.
Lei scrive -pag. 145- che il rigore morale di Niccolai "in alcuni casi
sfociava in bigottismo"…
Ho inserito questa constatazione in seguito a numerose testimonianze di persone
a lui vicine. A pagina 145 cito un aneddoto simpatico, ma ce ne sarebbero altri:
per esempio da deputato litigava o toglieva il saluto ai colleghi che
confessavano di avere l’amante a Roma!
Niccolai fu assertore dell'indipendenza energetica, oltre che politica e
culturale, dell’Italia (pag. 153). Quale posizione assunse in occasione del
referendum del 1987 sul nucleare?
Ammetto di non poter dare una risposta scientifica: non ho trovato in nessun
archivio la posizione ufficiale di Niccolai su quel referendum. Ci sono scritti
dove, parlando dei referendum come quello sul nucleare, ne elogia la grande
partecipazione e interesse popolare contrapponendola al disincanto verso i
partiti ormai lontani dalla gente comune. Anche le persone che ho potuto
contattare per rispondere a questa domanda non hanno risolto il problema perché
da una parte si è sicuri della posizione pro nucleare di Niccolai soprattutto
per la vena modernizzatrice oltre che per l’idea di un’Italia indipendente e
autosufficiente. Dall’altra parte si ipotizza invece un invito a votare contro
il nucleare per la grande sensibilità dimostrata ai problemi ambientali e alla
stretta collaborazione con la dirigenza del Fronte della Gioventù di quel
periodo, schierata fortemente contro il nucleare.
Niccolai fu un convinto sostenitore del dialogo con i socialisti. Chi furono
i suoi interlocutori all’interno del PSI di Craxi?
Furono soprattutto Rino Formica e l’ambiente della rivista Mondo Operaio. Con il
primo il dialogo era molto costante: all’ex ministro socialista Niccolai invia
nel settembre dell’83, per sottolineare come nel MSI era in corso un dibattito
alla luce del sole, l’intera sua relazione al terzo Campo Scuola del Fronte
della Gioventù (svoltosi a Montesilvano, in Abruzzo), dal tema ‘Craxi-Almirante:
la civiltà del dialogo’. Questa relazione fu tenuta due mesi dopo la nascita del
primo Governo Craxi, con le prime aperture al Movimento Sociale e segna l’inizio
di un grande dibattito interno, con Almirante che in un primo momento era
sensibile alle idee aperturiste di Niccolai. Comunque Niccolai e Mennitti sono
coloro che avranno il confronto più duraturo con i socialisti che ritenevano
strategicamente positivo un rafforzamento elettorale missino in chiave di
concorrenza alla DC. Da sottolineare anche che Niccolai aveva un ottimo rapporto
anche con Massimo Cacciari con il quale stava preparando un grande convegno di
politica e cultura, prima dell’aggravarsi delle sue condizioni fisiche.
A pag. 164 si legge che Niccolai auspicava "un approccio laico nei confronti
della politica"…
È questa una delle tante differenziazioni tra le due ‘epoche’ di Niccolai: nella
parte ‘eretica’ infatti Niccolai capisce che era finito il momento delle
contrapposizioni che avevano diviso da decenni il popolo italiano. Andava chiusa
un’epoca, passando oltre le vecchie dicotomie destra-sinistra,
(neo)fascismo-antifascismo, superando la politica urlata, di opposizione sterile
che non avrebbe mai proiettato il MSI oltre il 6 per cento. Un approccio laico
significa quindi anche aprirsi al dialogo con ‘gli altri’, scatenare il
dibattito interno su tutto, mettendo in discussione le vecchie parole d’ordine
del missinismo classico. Chiudere quindi il ghetto e spalancare le porte
missine, pur rimanendo salde le radici ideali, alla legittimazione e alla futura
destra di governo. In questo possiamo dire che fu il primo modernizzatore e
profetico, compreso solo da una piccola parte del Movimento Sociale.
Niccolai ebbe “un approccio laico” sul divorzio, l’aborto, ecc.?
Era improbabile che negli anni ’60 e ’70 un parlamentare o un dirigente missino
potesse avere un approccio a quelle questioni, che non risentisse della
vicinanza alla religione cattolica, se non altro per una questione di elettorato
e di diga anti comunista. Si veda per esempio il Machiavelli (mensile diretto da
Niccolai) del marzo ’74 dove si trova il ‘vademecum per il 12 maggio’, data del
referendum sul divorzio: Niccolai e il MSI fanno ufficialmente campagna per il
Sì all’abolizione della Legge Fortuna Baslini. Sulle colonne del Machiavelli
Niccolai spiega questa posizione basandola su alcuni punti fermi: ‘Per battere
il comunismo occorre votare ‘si’ , ‘Il rispetto della parola data’, ‘È civile
disperdere la famiglia in un paese che ha messo al bando tutti i valori
tradizionali?’.
Da chi è stata raccolta l'eredità politica di Beppe Niccolai?
Come ho scritto nell’Introduzione, parlare del ‘dopo Niccolai’ non era tema del
mio saggio. Non mi sottraggo però alla domanda che è sicuramente stimolante.
Conosco bene l’ambiente della destra politica italiana e posso dire con certezza
che c’è una parte ben precisa, una corrente, un filone identitario che ha
sempre, fin dalla sua morte, portato avanti non solo il ricordo ma anche molte
delle idee e dei progetti di Niccolai. Parlo della cosiddetta ‘Destra Sociale’,
che ha in Gianni Alemanno il leader politico e ha avuto in Giano Accame, storico
amico di Niccolai, l’intellettuale di riferimento. Il primo progetto politico
della corrente, e cioè ‘Cantiere Italia’ viene presentato proprio a Pisa, non a
caso, ma in segno di continuità con l’esperienza lasciata da Niccolai. Va
ricordato poi che l’erede politico, che quantomeno riceve il testimone
elettorale nel collegio dove veniva eletto Niccolai, è Altero Matteoli,
nonostante fosse livornese e non pisano. C’è poi tutto un mondo che ha sempre
seguito le orme di Niccolai, che uscì dal Movimento Sociale durante o subito
dopo la fine della Segreteria Rauti, che però si è diviso in mille rivoli, da
quelli della destra radicale al disimpegno politico. Fa poi sicuramente
discutere l’attuale compagine che ruota intorno a Gianfranco Fini: in Futuro e
Libertà ci sono seguaci e amici di Niccolai, come Enzo Raisi, Fabio Granata e
Adolfo Urso, ma anche personaggi che lo hanno avversato proprio nel periodo
della critica interna, come Mirco Tremaglia e lo stesso Fini che lo sospese dopo
la ‘beffa’ alla Direzione Nazionale.
a cura di Francesco Algisi
francesco.algisi@archiviostorico.info