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"Proposta" Anno I, n° 2, marzo - aprile 1986
"Lettere a Proposta"

 

Niccolai: una lezione di carattere

 

Caro Mennitti,

lasciami, te ne prego, commentare la tua iniziativa a modo mio. Voglio dire senza infingimenti. Senza ipocrisie. A quei dettami del tempo che viviamo, e che consigliano prudenza. E ancora prudenza. Che è poi il comportamento delle tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano.

Tu prudenza non ne hai avuta nel tirar fuori dalle tue mani questa rivista dal titolo significativo: "Proposta".

In politica, caro Mimmo, ci si può stare in vari modi. C'è, per esempio, gente che, per restarci ad ogni costo, si blocca. Non legge più un libro, cessa di pensare. Si perfeziona solo in quelle sottili arti del fraseggio politicante che portano, ahimé fatalmente, all'indifferenza e al cinismo. E con il filo dell'indifferenza e del cinismo tessono la propria vita senza sale. È solo un galleggiare.

Tu, che la politica la senti come fatto vivo, hai scelto la via più difficile, hai deciso di batterti sul terreno delle idee, nella costruzione di una proposta-progetto per la destra politica. L'impresa -consentimelo- è temeraria, ma appunto perché temeraria per questi tempi, merita rispetto, Non è solo una iniziativa coraggiosa sul piano editoriale, è una lezione di comportamento, di carattere. Guardate, tu dici, a tutti noi: «una comunità politica non regge a lungo se solo si dedica ad amministrarsi, se solo pratica il piccolo cabotaggio, la cosiddetta strategia dell'attesa. Profittando, così, di ogni occasione per crescere. Se, con la pesca delle occasioni (una volta il divorzio, poi i commercianti, poi i bassi napoletani, ecc.), finora ci è andata bene, ciò potrà continuare?»

Ecco la proposta-progetto. Tu, correggimi se sbaglio, sottolinei la necessità che l'Italia (noi e gli altri), quaranta anni dopo la sconfitta, in un clima interno meno conflittuale, ricominci a darsi delle mete, degli obiettivi per gli anni 90 e la svolta dei 2000. È così?

 

Ma quali le mete, quali gli obiettivi? Posso tentare di delinearli per vedere se c'è qualche concordanza?

Un tempo queste mete si chiamavano Trento, Trieste, l'Africa, l'impero. Ora la meta può essere quella di scavalcare, nella grande gara internazionale del lavoro, in tempi brevi, l'Inghilterra nella posizione di sesta potenza economica del mondo; di far risentire una nostra più incisiva presenza nel Mediterraneo; di rafforzare, al fianco della Germania e della Francia, il nostro ruolo in Europa. La meta, è chiaro, va dibattuta, studiata. E vanno studiate le condizioni della «proposta-progetto» che si intende offrire alla comunità nazionale, soprattutto alle giovani generazioni. Quindi la grande riforma in senso efficientistico delle Istituzioni, la Nuova Repubblica, la via da battere per rafforzare, nel rispetto dei naturali contrasti dialettici fra interessi e posizioni ideologiche diverse, la coesione sociale e nazionale.

E così Mimmo? Se è così, passiamo alla ulteriore domanda: si è detto dove si vuole andare, domandiamoci ora con chi intendiamo portare avanti la proposta-progetto.

La proposta-progetto può essere anche riproposta in forma urlata, isolata, antagonista verso tutte le altre forze, come fecero i nazionalisti all'inizio dei secolo.

Sei di questo parere?

Io no. Io ritengo che diverso deve essere, al riguardo, il nostro comportamento. Credo che sia legittimato a dirlo perché del dialogo e del confronto mi sono fatto portatore solitario, nel momento in cui un intero Congresso nazionale (XIII, Roma febbraio 1982) decideva, presentando un progetto alternativo di nuova Costituzione, di voler fare tutto da solo. Non sarebbe male rivedere quelle carte, non ancora ingiallite, e risalenti a quattro anni fa.

Comunque: né isolamento, né antagonismo becero, né grida del tipo: «noi soli siamo bravi, tutto il resto è rovina!»

È una impostazione questa, dopo tutto, immatura, che non tiene conto di un secolo di esperienze. Lo dico in modo chiaro e netto, esponendomi ad essere bruciato come eretico: se non vogliamo più Caporetto, né 8 settembre dobbiamo cercare su una proposta-progetto nazionale un largo dialogo in vista di larghe intese. Quindi, per riassumere, un intenso ma paziente, riflessivo, ragionato impegno per i prossimi dieci anni. La ritessitura della nuova solidarietà sociale e nazionale.

È così Mimmo? Lasciamelo sperare.

Cordialmente

Giuseppe Niccolai