Al
maggio "rosso" del 1968, un maggio "tricolore" 1972
Non ci sono dubbi: gli
Italiani hanno ribaltato il proprio stato d'animo che, nel Maggio
1968, li portò a votare a sinistra.
Il maggio 1968 fu un maggio rosso.
Una indiscussa vittoria della sinistra democristiana che, vincendo
nel 1962 a sinistra nel Congresso di Napoli su «tutta» la DC, aveva
gettato sementi atte a raccogliere comunismo.
1968-1972. Sono passati quattro anni.
Che significato ha avuto andare a sinistra, più a sinistra ancora?
Crisi su crisi, ingovernabilità, violenza, disoccupazione,
anticipato scioglimento delle Camere.
Il Paese oggi, piaccia o no, è a destra. Non ne può più. Come e
stato possibile questo «miracolo», in un'Italia pigra, torbida,
aggrappata ai suoi proverbiali, difficilmente sradicabili,
pregiudizi ?
Cosa è accaduto?
Per capire qualcosa occorre rifarsi al 13 giugno 1971. A quel voto
«popolare» che, non lo si dimentichi, per la prima volta in questi
ultimi dodici anni, fece registrare, con il sorgere di un grande
schieramento di opinione anticomunista, un regresso elettorale del
PCI.
Ma perché quello che non era riuscito al partito dell'on. Malagodi,
anche quando gli elettori erano stati con lui generosissimi, è
riuscito al MSI, cioè spostare a destra un'Italia che, da anni,
scivolava nelle braccia del PCI, consenziente la DC?
Perché quei voti, confluiti sulla DC e sul PLI «perché il Paese
andasse a destra», erano stati utilizzati, sia dalla DC sia dal PLI,
nel senso opposto al quale e per il quale erano stati dati.
Passata la festa elettorale, quei voti confluivano nella torbida
palude del conformismo e della paura, cioè dell'apertura a sinistra.
Quei voti non determinavano né una volontà, né una politica perché
coloro che li ricevevano, non avendo né volontà né coraggio,
avevano, da tempo, alzata bandiera bianca nei riguardi del
comunismo.
Diverso il voto del 13 giugno 1971.
Perché quei voti hanno pesato?
Perché quei voti hanno determinato il cambiamento di tendenza?
Perché fra l'elettore e l'eletto c'è stata una perfetta coincidenza
di volontà morale, sociale, politica, nazionale.
Sono andati nel giusto senso perché chi votava sentiva (e sente) di
votare, non tanto per un uomo o per un gruppo di uomini, ma per
un'idea, per un principio, per un costume.
Quei voti hanno pesato e hanno spostato a destra l'asse politico
perché partivano dal coraggio e al coraggio arrivavano.
Perchè partivano dalla volontà di cambiare e armavano una autentica
volontà di rinnovamento.
Perché dicevano si va a destra ed erano (e sono) indirizzati ad
uomini che, a diversità dell'on. Malagodi, sono decisi ad andare a
destra. Perché quei voti erano (e sono) voti semplici, umili, di
cittadini in buona fede, di ceti sociali che cercavano (e cercano)
nel gran buio e nella sozzura (è il caso di dirlo) della politica
italiana un gruppo di uomini in buona fede, ai quali indirizzarsi e
dai quali non venire traditi.
Ecco il peso morale di quei voti del 13 giugno.
Ecco perché l'Italia va a destra.
Ecco perché quei voti hanno determinato l'inversione di tendenza, di
idee, di vocazioni.
Si tratta ora, con il voto del 7 maggio, di andare innanzi sulla
stessa strada.
Coraggio, Elettore, la strada del 13 giugno è la strada buona.
Al maggio rosso del 1968, un maggio tricolore 1972.
La via della speranza e della rinascita.
Nella libertà, nell' ordine, nella giustizia.

Come si fabbricano
i Deputati (nel PRI)
Al «moralizzatore» La Malfa,
feroce censore dell'Ammiraglio Birindelli, vogliamo ricordare
l'interrogazione sotto riportata e pubblicata nel Bollettino della
Camera dei Deputati del 30-3-1971.
L'on. Gunnella, chiamato in causa, si è guardato bene dall'invocare
l'art. 58 del Regolamento della Camera che prevede la richiesta, da
parte del deputato accusato di fatti che ledono la sua onorabilità,
per la nomina di una Commissione di inchiesta la quale giudichi
sulla fondatezza dall'accusa
È stato zitto.
On. La Malfa, come fa con simili precedenti, ad ergersi a giudice di
uomini come l'Ammiraglio Birindelli?
Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell'interno per
sapere se è a conoscenza di quanto scrive "la Voce Repubblicana"
preoccupata della «cospirazione di destra», «dello Stato ormai
paralitico per la decomposizione dei suoi organi», e della necessità
di «recidere le unghie anche a quelle frange del sistema che
alimentano, direttamente o indirettamente, la sovversione di destra
e di bloccare il fascismo pseudo legalitario, quello che si esprime
nella truculenza di linguaggio, nel fosco cipiglio di Almirante»;
per sapere se non ritiene di doversi informare presso il Commissario
del Governo se è esatto che mentre "la Voce Repubblicana" così si
esprimeva, tutta la stampa italiana apprendeva che un parlamentare
del PRI, eletto in Sicilia, già consigliere delegato dell'Ente
minerario, aveva assunto alla vigilia delle elezioni del 1968 alle
dipendenze dell'Ente, il capomafia Giuseppe Di Cristina, già grande
elettore della DC;
per sapere se è esatto che questo grande capoccia mafioso ha fatto
riversare diverse migliaia di voti nella lista di La Malfa e di
Gunnella;
per sapere se è esatto che il Di Cristina è stato assunto dal
Gunnella all'Ente minerario con altri tre compari;
per sapere se è esatto quanto scrive la stampa italiana per cui il
giornalista De Mauro, misteriosamente prelevato e scomparso senza
lasciare traccia, aveva denunciato il funzionario Di Cristina,
protetto di Gunnella, e la sua banda, ma il consigliere delegato
Gunnella aveva trattenuto il Di Cristina all'Ente minerario;
per sapere se è esatto che il Di Cristina, funzionario dell'Ente
minerario per virtù del Gunnella, è stato denunciato come il
mandante di quattro ribaldi, che, travestiti da infermieri, sono
penetrati nell'Ospedale di Palermo per accoppare a colpi di lupara
un disgraziato che si era rifugiato in ospedale perché stanco di
uccidere per commissione;
per sapere se questo non sia proprio uno di quei tipici casi in cui
potere politico, delinquenza mafiosa e dominio economico, a
braccetto fra loro, estendono la loro organizzazione criminale, di
stampo mafioso, a ventaglio sulle tre province centro occidentali
della Sicilia, quelle di Palermo, Caltanisetta e Agrigento;
per conoscere come sia possibile che un grande paese, come l'Italia,
concentri le sue attenzioni su «complotti eversivi di quattro
pensionati» e dimentichi invece situazioni di questo tipo dove lo
«Stato» è messo alla mercé della criminalità più feroce;
per conoscere se sia in corso, anche in questo caso, da parte del
PRI, la campagna per la moralizzazione della vita pubblica.
Niccolai Giuseppe

Il caso Rauti
Battere la congiura
Avevamo appena finito di
scrivere: «accuseranno Almirante del terremoto di Ancona», che
arrestavano il giornalista Pino Rauti.
Dobbiamo ammettere che sono « bravi ».
Una montatura più diabolica non potevano certo immaginarla e
costruirla.
Lo hanno fatto. Con maestria. Le dichiarazioni, subito raccolte
dalla Televisione, degli uomini politici dell'arco che va dal PCI
alla DC e al PLI, sembravano già preparate «in anticipo».
Il "Corriere della Sera", come sempre informatissimo, dopo le
disperate fatiche per difendere Feltrinelli, si è disteso sulla
notizia, fornendo a "l'Unità" argomenti da registrare e ampliare.
La congiura, in tutti i suoi elementi, è sotto gli occhi degli
Italiani. Va dai circoli miliardari della Milano-bene (che fanno
capo al "Corriere della Sera" e a "l'Espresso" attraverso la
«tenera» amicizia di Donna Giulia Crespi con Ripa di Meana), a
"l'Unità", a "Potere Operaio", a "Lotta Continua", per saldarsi,
alla fine, con la DC. Il sale della congiura è una solo:
dare fiato al PCI perché la destra non vinca.
A che serve il caso Rauti? Perché una inchiesta, che durava dal
1969, scoppia ora alla vigilia delle elezioni?
Il caso Rauti è un tentativo diabolico di far dimenticare agli
Italiani la tragedia che stanno vivendo. È una trappola utile, al
tempo stesso, alla DC per cantare il solito ritornello elettorale
«dai i voti a me, io sola sono capace di difenderti», e al, PCI che,
messo alle corde dalla vicenda Feltrinelli, può riprendere fiato.
Nulla di mutato sulla scena politica italiana: la DC non vuole
alternative. Il gioco politico italiano è riserva di caccia per la
DC e il PCI. Tutti gli altri sono bracconieri che vanno eliminati.
Con qualunque mezzo. Ricorrendo a tutto. Guai se qualcuno si
intromette a rompere il tacito accordo.
Il PCI è indispensabile al gioco della DC, come la DC è
indispensabile al gioco del PCI.
Se una delle due pedine viene ad essere indebolita ecco che scattano
tutti i congegni (anche i più mostruosi) atti a rimettere la partita
in pari.
Infatti, quale forza persuasiva può avere la DC oggi, se non
intimorire gli Italiani con la paura del comunismo con il quale
(facci caso elettore!) torna puntualmente a collaborare subito dopo,
a elezioni avvenute?
E il PCI non ha forse bisogno di questa democrazia cristiana da
accusare, per prendere i voti ai proletari, di tutte le nefandezze,
salvo poi, a elezioni passate, trescare con la stessa DC per
questioni di potere?
Il caso Rauti è la dimostrazione limpida di questa collaborazione.
Non serve, come scrive "la Nazione", la centralità democratica.
Serve ed è utile alla collaborazione fra la DC e il PCI.
Il caso Feltrinelli, scoppiato in tutta la sua terrificante verità
davanti agli occhi degli italiani, rappresenta la cartina di
tornasole della validità delle tesi e della presenza della destra
politica.
Salta (è il caso di dirlo) tutto. E in primo luogo il tacito accordo
che, alla vigilia di ogni competizione elettorale, si instaura in
Italia fra la DC e il PCI.
Io do a te la paura (del comunismo), e tu dai a me malgoverno (della
DC). Con la «paura» io democrazia cristiana prendo i voti di una
parte dell'elettorato; tu, partito comunista, con il malcontento
generato dal malgoverno, ne prendi l'altra fetta.
Il sorgere della destra politica manda all'aria questo scambio di
amorosi sensi.
Saltano non gli ideali, i princìpi, i sentimenti. Non ci credono
più, né gli uni, né gli altri. Vanno all'aria poltrone, indennità,
affari, prebende, tutta una «dolce vita», non certo nutrita di pane
e cipolla.
Sono in gioco i miliardi arraffati in tutti questi anni. Da una
parte e dall'altra.
L'intera «ragnatela», che succhia sangue e denaro del Popolo
italiano, rischia di saltare.
E credete voi che, davanti ad una simile prospettiva, cioè quella di
perdere le gioie di una vita «proletaria» in cellula e in
parrocchia, ma «miliardaria» nei fatti, costoro si decidano a
perdere scioccamente e tranquillamente la partita?
Ricorrono a tutto.
Ricorreranno a tutto.
Non si fermeranno davanti a nulla.
Si serviranno di tutto.
Del falso, della menzogna, del carcere. Di tutto.
Ecco da dove parte e si sviluppa il caso Rauti.
Il diabolico patto fra la DC e il PCI deve restare in piedi. In
tutta la sua sostanza e in tutta la sua forza distruttiva. Fino a
quando il patto scellerato non si trasformerà in un cappio che,
ahimè, insieme alla DC (questi irresponsabili il cui lardo
accumulato ha fatto perdere loro ogni giudizio), strozzerà gli
italiani.
Caro elettore, se hai compreso il disegno mostruoso e diabolico,
ribellati.
Con l'ira, santa e civile, in cui il coraggio si sposa
all'intelligenza. Cuore, cervello, coraggio.
Solo così puoi battere il comunismo.
 |
da "l'Unità":
«riconoscibilissimo, sotto l'elmo del legionario romano
che trafigge Gesù,
il missino Pino Rauti» |

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