Anno XXII (1975) - n° 4 - Aprile 1975

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pagina 1:

1) La vignetta
2) Cosa garantiamo al cittadino
3) Indebolire la DC?
4) Le memorie di Mindszenty
5) Enriques Enzo Agnoletti

 


 

La vignetta

 




Cosa garantiamo al cittadino

Purtroppo, nella fotocopia de "il Machiavelli" in nostro possesso, alcune righe sono assolutamente illeggibili. Abbiamo segnalato ciò a chi ci ha fornito le fotocopie, pregandolo, se ciò gli è ancora possibile, di consultare l'originale e di comunicarci quanto è in esso riportato.
In attesa che che ciò avvenga, abbiamo sostituito le righe mancanti con [...]

La democrazia si garantisce con due cose: che vi sia una opposizione e che questa opposizione sia libera e non condizionata; che la pubblica opinione venga correttamente informata.
Cosa garantisce sul piano locale al cittadino pisano, comunque esso la pensi, il MSI-DN?
Una opposizione a chi governerà la città che sia corretta, ma al tempo stesso dura, sopratutto a salvaguardia dell'informazione e del denaro pubblico. E solo il MSI-DN può garantire queste cose.
Perché?
Perché è l'unico schieramento politico non condizionato da remore o da giochi di potere. Non ci possono comprare, ecco tutto. Ed è questa la condizione prima perché l'opinione pubblica venga correttamente e compiutamente informata.
Tutti gli altri schieramenti sono condizionati da un vi-
[…]
no problemi di potere, cioè di poltrone e queste poltrone immancabilmente vengono mercanteggiate con il silenzio.
Un posto nel Consiglio di Amministrazione dell' Ospedale, dell'Ente Tirrenia, dell'ATUM, dell'Azienda del Gas, dell'ACIT, dell'ATIP, degli Istituti di Ricovero, dell'ECA, e di tanti altri organismi cittadini equivale, nel regime che viviamo, a patteggiamenti dai quali esce sempre sconfitta la pubblica opinione, la quale non saprà mai a quale prezzo quelle poltrone sono state concesse.
Ecco, il MSI-DN garantisce al cittadino il diritto ad essere informato, cioè la condizione prima per orientarsi e capire.
Non transigeremo sul corretto uso del denaro pubblico, così come episodi di cui la cittadinanza è stata testimone, dimostrano ampiamente.
Non transigeremo quando ci sarà da colpire il privilegio, l'ingiustizia, il sopruso. Il cittadino che lo subirà, sia anche comunista, lo difenderemo. Con tutte le nostre energie. Sopratutto se questo cittadino sarà isolato, senza
[…]
Non transigeremo contro il regime della tessera. Nel 1945 fu proclamato che da ora innanzi la tessera non sarebbe stata condizione di vita. Sono passati trenta anni e la tessera, anzi le tessere, condizionano le coscienze, il lavoro degli Italiani. Lotteremo contro la tessera che da lavoro e che infanga la coscienza del cittadino. Lotteremo perché, al posto della tessera, si affermi l'onestà, la competenza, il diritto al lavoro.
Siamo gli unici oggi nella condizione di sentire e di patire che cosa significhi lavoro contro tessera. Una grande azienda, di dimensioni multinazionali, ha imposto ad un nostro candidato di ritirare la propria adesione al MSI-DN, pena la perdita del lavoro. Ci sono lavoratori, padri di famiglia, che per una combinata azione fra padrone, sindacato e magistrato, sono stati messi alla fame e solo perché non hanno voluto vendere la propria coscienza. Ci devono dire i santoni della democrazia chi, in questi casi, è dalla parte dei valori della resistenza. Comunque non transigeremo contro il sopruso e non guarderemo ad etichette: se il sopruso ad averlo subito sarà l'industriale o il lavoratore, difenderemo, a visiera alzata, l'industriale e il lavoratore.
Il regime divide per gover-
[…]
Noi ci batteremo per unire gli Italiani contro il disordine, la corruzione, l'odio, le tre «bestie» che sbarrano la strada della ripresa morale, sociale ed economica all'intero popolo italiano.




Indebolire la DC?

Siete pregati di chiudere gli occhi e di immaginare questa vigilia elettorale come se il MSI-DN non vi fosse; fosse stato, come chiedono i suoi avversari, cancellato dalla scena politica italiana.
Così stando le cose, quale sarebbe stato il comportamento degli altri partiti?
Prendiamo la DC. Credete voi che la DC, senza la presenza del MSI-DN, cioè di uno schieramento politico capace di raccogliere il dissenso anticomunista che della DC è gran parte, avrebbe condotto l'attuale campagna elettorale all'insegna del no, non solo al PCI, ma anche al PSI?
Se la DC oggi è costretta a correggere il tiro, a mettere in cantina il suo sinistrismo, a parlare di nuove formule, credi tu, cittadino anticomunista, che ciò sarebbe stato possibile senza la presenza del MSI-DN?
Chi mette alla frusta la DC?
Chi costringe la DC a parlare l'antico linguaggio degasperiano contro il comunismo e i suoi alleati?
Senza il MSI-DN, la DC sarebbe già crollata. Senza il MSI-DN, il comunismo avrebbe già avuto partita vinta.
Una prima considerazione a chi parla di voti inutili, di voti congelati, di voti che non rendono.
I voti dati al MSI-DN nel 1972 contano e pesano. Perché sono quei tre milioni di voti che, oggi, costringono la DC, a rivedere la sua politica di cedimento al comunismo. Senza quei voti, il comunismo sarebbe già passato.
Il MSI-DN, non solo utile, ma indispensabile.
* * *
Seconda considerazione: è sincera la DC? È credibile Fanfani?
Torna al Giugno 1972 e troverai che il linguaggio che la DC parla oggi è lo stesso che parlava tre anni fa, alla vigilia delle politiche del 1972. Anche allora la DC era impegnata a non perdere sulla sua destra, in seguito al suo dilagante sinistrismo.
Le cose nel Giugno 1972 le andarono bene. Paziente il popolo italiano le dette ancora voti e consensi «per combattere il comunismo».
Così fu, ma che avvenne di quelle promesse?
Quello che, più o meno, la DC fa da oltre un ventennio: presi i voti per combattere il comunismo e i suoi alleati, li ha utilizzati per riaprire, nel Giugno 1973 ai socialisti, consentendo così ai comunisti di proporre, nell'autunno seguente, il compromesso storico.
La DC non è credibile. Il no della DC al PCI non è una scelta politica, è solo propaganda per recuperare a destra, per poi comportarsi come sempre, cioè cedere al PCI e ai suoi alleati.
Mai come questa volta, per l'anticomunista convinto, la scelta è a destra. È una scelta, dopo tutto, razionale. Innanzi tutto perché le elezioni sono amministrative. Si vota per dare un governo ai Comuni, alle Province, alle Regioni, non per formare il governo della Nazione Italiana attraverso l'incarico dato dal Presidente della Repubblica.
È perciò il momento ideale per mandare il Paese «a destra» con una chiara intonazione anticomunista e con l'avvertimento ultimativo alla DC che se non rispetterà le promesse e i patti, la sua missione potrà dirsi conclusa.
È il momento ideale per mettere, con un voto a destra, la DC alla frusta, ponendogli perentorio il dilemma: o rinsavisci, o perisci.
È l'ultima carta che rimane all'elettore sinceramente anticomunista. Altre non ce ne sono.
Perché due sono le alternative: o vota a destra riscattando la DC, o vota DC perdendo al contempo, definitivamente, con la DC, se stesso e il Paese.
La DC cede quanto più ha la sensazione di avere, qualunque politica essa faccia, i voti dei pigri e dei rassegnati.
La DC prende coraggio quanto più. sente di essere punita dal suo elettorato.
Il voto a destra è un voto razionale, intelligente. Ed è il voto di destra che salva l'Italia dal comunismo.




Il perbenismo del PCI
Le memorie di Mindszenty

Sono uscite le memorie del cardinale Mindszenty. In otto anni di prigionia il cardinale primate di Ungheria ha avuto modo di vederne e passarne di tutti i colori.
Spogliato nudo, riempito di botte, rivestito di una giacca da arlecchino, impedito nel sonno, drogato, fu sottoposto ad un procedimento di distruzione della personalità per costringerlo a mezze, confessioni in un processo farsa nel quale fu condannato all'ergastolo l'8-2-49.
Sembra quasi una volgarità, ce ne rendiamo conto, ricordare questa storia ai comunisti italiani, così educati, civili, forbiti ed eleganti nel parlare; ma nelle memorie del cardinale c'è un particolare che fa pensare.
Proprio in quel carcere, in quei giorni, gli levarono per qualche minuto la giacca da arlecchino, lo fecero rivestire, lo portarono nell'ufficio lussuosamente arredato del Capo della Polizia Gabor e lì venne mostrato al senatore comunista Ottavio Pastore, perché questi potesse testimoniare in Occidente, con una corrispondenza da Budapest pubblicata
il 6-2-49 su "l'Unità", che Mindszenty, nonostante insinuazioni calunniose della stampa anticomunista, era vivo, vegeto e non era stato affatto deportato in Siberia.
La corrispondenza del senatore Pastore era accompagnata da un articolo di fondo di Gian Carlo Paietta, dal titolo «un vinto», in cui si ironizzava pesantemente sui cedimenti del cardinale, che due giorni prima era stato condannato all'ergastolo.
Proprio Paletta, così intelligente, così brillante, con la sua lunga esperienza umana di sacrifici e di galera, poteva irridere sui presunti cedimenti di uno sventurato, la cui volontà era stata fiaccata in alcune settimane di umiliazioni e di torture e con la droga.
E poteva farci sopra dei ricami ideologici («NO il primate di Ungheria non è un eroe, non è nemmeno un vigliacco. Lo ha ingannato l'America, lo hanno condannato il suo popolo di contadini, che vogliono la terra, gli operai che non vogliono più i padroni. Non gli restava che cedere e darsi vinto. E il cardinale lo ha fatto» così scriveva Paletta); ricami ideologici che non stanno in piedi. Infatti nel 1956, per pochi giorni, Mindszenty sarà liberato dall'esercito ungherese in rivolta ed acclamato al suo passaggio da masse di operai, di contadini, di giovani.
Perché ricordiamo queste cose?
Le ricordiamo a coloro che, nel contatto politico con il PCI, dimenticano il passato (e che passato!); un passato in cui militanti comunisti italiani, oltre essere immischiati nella regia dei finti processi di regime, si dimostrano pericolosi a se stessi per il fatalismo con cui sono abituati ad accettare, senza perdere la fede, perfino la scomparsa di tanti valorosi compagni, periti nelle terribili prigioni staliniane.
Vogliamo ricordare come nelle memorie di Mindszenty sono descritte le varie fasi, grazie alle quali, nasce l'attuale regime ungherese, regime che alla sua base ha una specie di compromesso storico.
Ebbene Mindszenty ci ricorda le varie tappe che portano dalle prime elezioni del 4 novembre 1945, in cui i comunisti presero appena il 17% (così come in Portogallo) contro il 51% del partito dei piccoli contadini, ma riuscirono ad assumere il controllo della situazione riservandosi, in un governo di coalizione il ministro dell'interno e la polizia politica e varando nel marzo successivo una legge sulla difesa della Repubblica (ribattezzata dalla voce popolare la legge del boia) che consentì di espellere deputati di opposizione, di punire complotti più o meno immaginari, di mettere in breve a tacere ogni resistenza. Una legge del tutto simile a quella che la sinistra italiana vorrebbe applicata contro il MSI-DN.
Meditino gli Italiani sulle «Memorie del cardinale di Ungheria».
Paietta, nel 1949, lo definì un vinto. Un vinto che ha lasciato una testimonianza di sofferenze e di vita. Perché l'umanità sappia quello che lui patì.




Enriques Enzo Agnoletti

Si è chiesto al Ministro dell'Interno se è esatto che Enriques Enzo, santone dell'antifascismo fiorentino, non ancora Agnoletti, partecipava, nel novembre 1937, al concorso a professore straordinario alla cattedra di diritto processuale civile dell'università di Urbino; se è esatto che, in ordine al decreto del Capo del Governo del 17 novembre 1932, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 dicembre 1932, n. 293, per partecipare a tale concorso il professor Enriques Enzo (non ancora Agnoletti), in aggiunta ai requisiti prescritti per l'ammissione ai concorsi pubblici, ha dovuto esibire l'iscrizione al Partito Nazionale Fascista;
per conoscere i motivi per i quali, con atto della Corte di appello di Firenze del 23 febbraio 1939, il professor Enriques Enzo veniva adottato dalla signora Maria Domenica Agnoletti.
 

Ringraziamo Giacomo Mannocci (PI) per il materiale di questa pagina