"Secolo d'Italia", 9 febbraio 1977
Credenziali «bianche» e «rosse» per un imputato che deve apparire «nero»
Giovanni Ventura
raccomandato di ferro
Beppe Niccolai
La lettera è del
ministro del Lavoro in carica, Tina Anselmi. La data: 11 gennaio 1971.
Indirizzata: al ministro democristiano Silvio Cava. Ascoltiamola insieme:
«Caro Silvio, grazie dei tuoi auguri che ricambio a te, a Flora, alle piccole e
a mamma. Con l'anno nuovo spero di maltrattare meno gli amici e di poter avere
la gioia di passare qualche ora con voi. L'amico che ti porta questa mia è il
dr. Giovanni Ventura di Castelfranco Veneto. È stato coinvolto, per colpa di un
democristiano, ex seminarista, con la vocazione da giustiziere, con gli
attentati di Milano. La polizia e la magistratura l'hanno completamente
scagionato, come per me fu chiaro fin dall'inizio per quanto conosco di lui e
della sua famiglia. Purtroppo quel tipo di pubblicità non gli ha giovato e ora
ha qualche problema: se puoi aiutalo, te ne sarò grata: mi sento un po'
colpevole, come democristiana, del male che gli hanno fatto. Grazie, arrivederci
a presto e tanti cordiali saluti anche per i tuoi. Tina».
Perché pubblichiamo questa lettera? Non certo per parteggiare per questo o
quell'imputato, per questo o quel gruppo, né per fare un brutto tiro all'onesta
Tina Anselmi, ma perché la «missiva» ci dà modo di dimostrare, ancora uno volta,
come le sanguinose vicende che si snodano dal dicembre 1969 siano tutte da
scrivere, e il «cliché» d'obbligo della «trama nera» non serva a capire come
stanno le cose, malgrado gli spioni fossero (e siano) sguinzagliati dappertutto,
perfino negli ambienti più insospettabili, se è vero come è vero, che perfino
nel grande organo di stampa della sinistra radical-chic il "Corriere della Sera"
ve ne era uno, il giornalista Zicari, infiltrato nel «golpe bianco» del
partigiano Fumagalli.
«L'amico che ti porta questa mia è Giovanni Ventura. È stato coinvolto, per
colpa di un democristiano, ex seminarista, con la vocazione da giustiziere, con
gli attentati di Milano».
Lo afferma, con alcune pennellate efficaci, il ministro del Lavoro Tina Anselmi.
Non diremo altrettanto. Anche perché Giovanni Ventura di «protezioni» comincia
davvero ad averne avute troppe: il senatore del PCI Anderlini; il figlio del
deputato socialista Pellicani; Piero Gamacchio, già amministratore della
ERI-RAI-TV, amico del socialista Giacomo Mancini: il radicale avv. De Cataldo,
perfino Flaminio Piccoli. A Grosseto, al Festival dell'Unità, Giovanni Ventura
venne accolto con simpatia.
Insomma se l'informazione italiana deve, nei riguardi degli Italiani che
ascoltano e leggono, giocare sul «nero», nella sostanza l'arco costituzionale ha
accolto nel suo seno Giovanni Ventura. O meglio ce l'ha sempre avuto.
Povera pubblica opinione! Siamo alle solite: quale verità può venire fuori se
tutto è drogato, se le carte sono truccate e lo sono perché la pubblica opinione
non sappia mai la verità?
Giuseppe Niccolai
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