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"Secolo d'Italia", 6 aprile 1977

 

La Malfa: un caso riproposto da una richiesta
di autorizzazione a procedere

Il «moralizzatore» Gunnella

Beppe Niccolai


Giovedì scorso, il Presidente della Camera ha annunciato che è pervenuta la richiesta di autorizzazione a procedere contro l'on. La Malfa e gli altri deputati del PRI per il reato di diffamazione in danno del prof. Curatola, ex presidente dei probiviri repubblicani. In apertura dell'ultimo congresso repubblicano, il prof. Curatola, propose sanzioni disciplinari nei confronti dell'on. Gunnella perché ritenuto legato ad ambienti mafiosi in base alle risultanze della Commissione antimafia. Il risultato della denunzia fu che l'on. La Malfa estromise il probiviro ed accreditò il Gunnella; il prof. Curatola fu anche oggetto di contumelie. Di qui la sua querela per diffamazione. Sarà utile, quindi, rievocare i precedenti della vicenda.
La Malfa, il moralizzatore, la coscienza critica della democrazia italiana. La Commissione Inquirente, nell'inchiesta Petrolio-Enel scrive di lui: «12 assegni, per l'importo di 120 milioni di lire, furono consegnati all'on. La Malfa Ugo. Di tali assegni, 10 risultano versati sul conto del partito, uno sul conto personale dell'on. Gunnella e uno sul conto personale di Carini Tommaso. In particolare», prosegue la Commissione Inquirente, «si dovrà procedere all'interrogatorio dell'on. Ugo La Malfa che dovrà chiarire la sua posizione essendo egli stato il percettore diretto dei 12 assegni dell'Italcasse».
L'interrogatorio non è mai avvenuto. La coscienza critica della democrazia italiana non è stata ascoltata. Peccato! Sarebbe stato interessante conoscere soprattutto, perché uno di
questi assegni sia finito sul conto personale di Aristide Gunnella.
Chi è costui? Ecco la sua storia.
Come «deputato» viene fabbricato usando due ingredienti: Ugo La Malfa come capolista a Palermo e una manciata di mafiosi fatti assumere dall'Ente Minerario Siciliano, alla vigilia delle elezioni del 1968, dal consigliere delegato dell'Ente Minerario Aristide Gunnella.
La miscela dà i suoi frutti. Ed i frutti si vedono nelle cifre. I mafiosi assunti sono di Riesi. Agli atti della relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia, fa bella mostra di sé la lettera (22 febbraio 1968). con la quale l'amministratore delegato dell'Ente Minerario Aristide Gunnella, assume Giuseppe Di Cristina, ritenuto capomafia e implicato, fra l'altro, in feroci fatti di sangue.
Ed ecco le cifre. A Riesi il PRI prendeva 19 voti. Non di più. Con l'operazione Gunnella-Di Cristina, nelle elezioni del 1968, sale a 400 voti, di cui 270 con preferenza a Gunnella. C'è di più. La Malfa, eletto nel 1968 sia a Palermo (lista Gunnella) sia a Catania (lista Bandiera), pur essendo palermitano opta per Catania e fa sì che Aristide Gunnella entri alla Camera dei deputati, lasciando a terra il vecchio repubblicano Bandiera.
Non basta. Il moralizzatore, la coscienza critica della democrazia italiana porta Aristide Gunnella a dignità di sottosegretario di Stato per le Partecipazioni statali.
Non ci meraviglia dunque che il moralizzatore, la coscienza critica della democrazia italiana stacchi, con sussiego. all'amico Aristide Gunnella l'assegno (che puzza di petrolio) perché con questi faccia bella figura nelle elezioni successive, quelle del 1972. Quello che ci fa meraviglia è che gli Italiani sopportino questo falso «mito» di custode della dirittura morale e del pubblico denaro.

Giuseppe Niccolai

Inviato da Andrea Biscàro - http://www.ricercando.info