Definì «giusta condanna» l'impiccagione di Slanky e di altri 10
comunisti, imposta da Stalin in Cecoslovacchia - Segre scrisse che la moglie del
condannato aveva compiuto un «nobile» gesto, accusando di tradimento Slanky
presso i figli ed incitandoli ad odiarlo.
Il "Corriere della Sera" del 10-5-77 -come altri giornali- ci ha informato che,
per la prima volta nei rapporti tra i Paesi dell'Europa Occidentale, un
rappresentante del PCI ha ricevuto l'incarico di redigere un documento ufficiale
di un organismo politico internazionale. Infatti l'on. Sergio Segre, in una
Commistione della Unione dell'Europa Occidentale che ti è riunita a Roma, ha
scritto la relazione finale sull'applicazione dell'atto conclusivo della
conferenza di Helsinki. Il "Corriere della Sera", compiaciuto, ci ha fatto
sapere che il documento redatto da Sergio Segre ha raccolto un vasto consenso.
Sergio Segre! È possibile saperne qualcosa di più oltre l'etichetta ufficiale
che lo fa responsabile della sezione esteri del PCI?
Su "La Navicella" (Deputati e Senatori del VII Parlamento repubblicano) sta
scritto, tra l'altro, che Sergio Segre «dal '52 al '57 fu inviato speciale de
"l'Unità" da Berlino e da Bonn».
Esatto. Infatti toccò a Sergio Segre, inviato speciale de "l'Unità", insieme ad
Ottavio Pastore, al processo di Praga contro «Slanky e i suoi complici»,
commentare l'atto finale di una vicenda che poi, deceduto Stalin, venne definita
un assassinio di massa.
Sergio Segre non si tirò certo indietro. Gli atti conclusivi e finali sono una
sua specialità. Sulla prima pagina de "l'Unità" del 28 novembre 1952 campeggia
un suo articolo. Il titolo spiega tutto. Eccolo: «Una giusta sentenza conclude
il processo contro la banda Slanky. Undici condanne a morte e tre ergastoli agli
agenti degli imperialisti in Cecoslovacchia. Tutti gli imputati e il Pubblico
Ministero accettano la sentenza».
L'esperto di eurocomunismo, l'amico fidato di Enrico Berlinguer, uno dei massimi
garanti della «democraticità» del PCI, non ebbe dubbi né esitazioni in quel
lontano 1952. Plaudì al massacro della classe dirigente comunista cecoslovacca
ordinato da Giuseppe Stalin. Non si fermò qui, perchè ai proletari italiani
lettori de "l'Unità" fece conoscere il «nobile gesto della compagna Josefa,
moglie di Slanky, e dei suoi figli» che, messi davanti ai crimini (tutti
inventati) del marito e del padre, si dichiararono plaudenti che il congiunto
salisse il patibolo.
«La madre che incita i figli ad odiare il padre! Hanno esclamato questi gesuiti.
Tragica situazione, certo, quella di tante famiglie, il cui capo si rivela
indegno anche di essere padre, ma nobile condotta quella della compagna Josefa
che dice l'angosciata verità ai suoi figli e, attraverso la prova del dolore,
vuole farne uomini onesti e combattenti per la grande causa tradita dal padre».
Cosi su "l'Unità" del 28 novembre 1952. Quel regime non si contentò di inventare
i crimini, di farli confessare agli imputati e di impiccarli. Volle qualcosa di
più. E qui si entra nel mostruoso. Volle che i familiari dei condannati
plaudissero alle forche innalzate.
Sergio Segre era là. E scriveva: «giusta condanna» e qualificava come «banditi»
i compagni innocenti del partito comunista cecoslovacco che salivano il
patibolo!
10 maggio 1977: l'Unione Europea affida a Sergio Segre il documento relativo
all'atto conclusivo della conferenza di Helsinki, quello (ma guardate un po'!)
sui diritti civili dell'uomo, raccogliendo, scrive il "Corriere della Sera",
vasti consensi.
Venticinque anni fa a Sergio Segre toccava l'incarico di commentare un diverso
«atto conclusivo»: l'impiccagione di Slanky, di Clementis (il Togliatti
cecoslovacco) e di altri tredici «compagni», plaudenti, per volontà del regime,
padri e figli dei condannati. Solo che allora Sergio Segre si dimenticò dei
diritti civili dell'uomo ed esaltò l'assassinio.
Perché così voleva Giuseppe Stalin, perché cosi voleva la Russia sovietica.
Diversa, indubbiamente, da quella che firma l'accordo di Helsinki. Infatti, al
posto delle forche, ci sono ora i manicomi criminali per chi dissente. Sergio
Segre, interprete della Russia di Stalin, è in linea.