ARTICOLI

"Secolo d'Italia, 8 dicembre 1977

 

Servizi segreti, finanziamenti e «strategia della tensione»
Le dimenticanze di Mancini

Beppe Niccolai


"Panorama", sotto il titolo «I colpevoli li so io», ha riportato una veemente intervista di Giacomo Mancini, in ordine agli ultimi avvenimenti che hanno visto, a Catanzaro, condannato il generale Malizia.
La rivista, ribattezzata "Ballorama", tiene a sottolineare che l'ex segretario del PSI e già ministro dei Lavori Pubblici, è informatissimo. Sa tutto sulla strage di Piazza Fontana ed è decisissimo a mettere le carte in tavola.
Peccato però che al suo esordio in tanta materia cada in svarioni così vistosi e così grossi e in tante lacune.
Venendo a raccontare dei finanziamenti del SIFAR (febbraio 1964) al PSI, inciampa in una serie di gravi inesattezze e omissioni. La prima è quella per cui Guido Giannettini sarebbe stato pagato dal SIFAR per scrivere sulla rivista "Mondo d'oggi" articoli contro i socialisti. Non è esatto. Giannettini risulta collaboratore di parecchie riviste, compresa "Panorama" (vedi la dichiarazione della società Mondadori a tale proposito), non di "Mondo d'oggi". E non è vero che "Mondo d'oggi" «nel 1964 o 1965 pubblicasse la fotocopia di un assegno di 5 milioni dei servizi segreti pagato all'allora amministratore del PSI».
"Mondo d'oggi" pubblica quel documento il 28 gennaio 1968 e lo pubblica insieme ad altro documento appartenente al colonnello Rocca che, già del SIFAR, fin dal 1964 aveva messo su, per ordine dell'allora Ministro degli Interni Paolo Emilio Taviani, l'ufficio denominato REI, con il compito di rendere... piacevole la vita, con sovvenzioni varie, ai socialisti che sì accingevano a intraprendere l'esperienza del centrosinistra. In quell'appunto del colonnello Rocca si trova descritta nei minimi particolari l'operazione che Giacomo Mancini molto sommariamente, nell'intervista citata, racconta come il passaggio di un assegno di cinque milioni dalle mani di un ufficiale del SIFAR, «un certo Viggiani», a quelle del ministro socialista Corona.
La «disinformazione» dell'… informatissimo Mancini è totale. «Un certo Viggiani» è nientemeno che il generale Egidio Viggiani, capo del SIFAR nel febbraio 1964. L'assegno, è vero, viene consegnato nelle mani dell'allora ministro del Turismo Corona, ma, particolare che Mancini omette, è che la cerimonia avviene presente nientemeno che il vicepresidente del Consiglio dei Ministri in carica, Pietro Nanni. E ciò significa che l'operazione non poteva limitarsi, come vorrebbe far intendere Mancini, a quella consegna dell'assegno, ma che sarebbe continuata nel tempo. Tanto è vero che nel fogli contabili del SIFAR tale vicenda viene denominata «operazione n. 42» .
C'è dì più. Tutta l'operazione SIFAR-Corona-Nenni è preparata dall'allora Ministro degli Interni, Paolo Emilio Taviani. Possibile che Giacomo Mancini ignori tutto ciò? Comunque dobbiamo dare atto all'ex segretario dal PSI di avere fatto considerevoli passi avanti nelle ammissioni. Infatti è la prima volta che un personaggio di vertice del PSI ammette che il PSI ricevette denari dal servizio segreto delle Forze Armate. Su questo tema vi fu in Parlamento una storica seduta. L'allora Presidente del Consiglio dei Ministri Aldo Moro, nello scagionare Nenni e il PSI, pose la questione morale, negando tutto. Giacomo Mancini lo smentisce. Clamorosamente. Quei denari, dal SIFAR alle casse del PSI, corsero..
Ne prendiamo atto. Ne prenda atto la stampa italiana, e non faccia finta di nulla. Queste sono vicende sulle quali si gioca l'onore del Paese! Lo sappiamo: faranno finta di non sentire. Ma fino a quando?
Un particolare: il 12 luglio 1971 il Tribunale di Roma. occupandosi detta vicenda SIFAR-PSI, archiviò il caso. La motivazione? L'impossibilità di procedere, avendo eccepito il Presidente del Consiglio dei Ministri il segreto militare.
Non ci risulta che, dinanzi a quella decisione, il PS! abbia protestato. Non ci risulta che la stampa di sinistra, radicale e extraparlamentare di sinistra, abbiano protestato. Il segreto militare sui finanziamenti del SIFAR al PSI stette bene a tutti. E cosi si chiuse quel capitolo che Giacomo Mancini, così incautamente, ha riaperto.
Particolare da non sottovalutare: a subire quella decisione del segreto militare fu il giudice Alibrandi.
Non registrò proteste.
 

Giuseppe Niccolai

Inviato da Andrea Biscàro - http://www.ricercando.info