"Secolo d'Italia, 17 dicembre 1977
Il «riciclaggio» di Lima da parte del PCI lo
conferma
La mafia nel compromesso
Beppe Niccolai
C'è fra le carte
dell'antimafia una robusta documentazione che riguarda l'andreottiano onorevole
Salvatore Lima, già sottosegretario alle Finanze.
Il personaggio non è solo chiacchierato; è, addirittura, foderato di episodi
inquietanti, alcuni dei quali già sfociati in pesanti denunce da parte della
magistratura.
Non voglio farne un elenco. Non sarebbero bastevoli le pagine del "Secolo". Mi
soffermerò su un documento. Porta il n. 737. È del 30 dicembre 1971, ed è
dell'Arma del Carabinieri. L'allegato n. 5 del documento citato si sofferma
sulla Società cooperativa a r.l. Banca Popolare di Palermo. Si tratta di una
Banca con sportelli in Palermo, Partanna, Villafrati, Misilmeri.
Fra i soci, oltre Lima Salvatore, Pecoraro Antonio, già deputato e senatore
democristiano; Borsellino Castellana Guido, presidente dell'Ente Fiera del
Mediterraneo, già assessore regionale; Terrasi Alfredo, già Presidente della
Camera di Commercio di Palermo, figurano anche pregiudicati per reati contro il
patrimonio e le persone, esponenti di primo piano della mafia palermitana,
pregiudicati comuni; tutti, nel rapporto, elencati con nome, cognome e
indirizzo. A costoro il Ministro del Tesoro, fin dal 1957, ha concesso
l'autorizzazione ad aprire sportelli bancari! C'è di più. Nel rapporto citato
figura l'annotazione che la Banca avrebbe finanziato attività di contrabbando
internazionale.
Dentro, dunque, Salvatore Lima, già sottosegretario alle Finanze!!!
Roba ormai passata?
Sembra di sì. Infatti, grazie al compromesso storico, di cui Salvatore Lima, in
Sicilia, è accanito propugnatore, il proconsole di Andreotti sta per ottenere,
non solo una novella moralità pubblica, ma l'agibilità di continuare a gestire
il potere. Infatti per il PCI, Salvatore Lima non è il più classico malversatore
del denaro pubblico, non è più l'amico del Gotha mafioso di Palermo, non è più
l'emblematico personaggio racchiudente in sé le malvagità del vecchio modo di
governare. Ora Salvatore Lima, proconsole in Sicilia di Andreotti, è favorevole
all'accordo con il PCI, e il PCI lo ripaga ribattezzandolo e rendendolo idoneo
al nuovo corso.
Lo schifo non è Salvatore Lima, e tutto ciò che ha rappresentato e rappresenta.
Lo schifo è il PCI che, per motivi di potere, copre tutto. Infatti, non solo
l'intera vicenda della Commissione Antimafia, costata al contribuente centinaia
di milioni, é stata sotterrata (Presidente Ingrao, se ne è accorto?) per volontà
comunista; me addirittura, per foia di potere, si passa, da parte del PCI, al
riciclaggio di personaggi che, come Salvatore Lima, avrebbero dovuto, e da
tempo, essere chiusi nette patrie galere.
È un episodio questo che, ancor più della «libertà», qualifica il compromesso
storico. Il comunismo non rinnova, non rigenera, non riscatta alcunché. Anzi.
Rimette in circolazione, sul mercato politico i più tristi figuri della vicenda
politica italiana.
Si afferma che la Sicilia anticipa situazioni che poi avranno sfogo nazionale.
Se questo è vero, dai miasmi dell'accordo DC-PCI nell'isola, accordi che non
riguardano certo il riscatto delle plebi meridionali ma chi deve essere piazzato
nelle varie «poltrone», specie quelle bancarie, onde continuare a rapinare il
denaro di tutti: se questo è vero, ciò significa che la Sicilia anticipa, nei
suoi aspetti morali più che politici, che cosa è il compromesso storico:
l'alleanza fra la mafia tradizionale e la mafia politica.
Che Iddio ci liberi da una simile prospettiva! Che Iddio dia agli Italiani,
oltre alla forza di capire, la volontà e la rabbia civile di far pulizia di un
«patto scellerato», che alla prepotenza e all'arroganza tipica del comunismo,
unisce l'aspetto delinquenziale proprio della mafia.
Il compromesso non è più e sei. È a sette. Ora c'è anche la mafia.
Giuseppe Niccolai
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