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da "Aurora" - http://aurora.altervista.org

 

Berto Ricci - Beppe Niccolai: gli «eretici»

 

 Bruno Rassu

 

Nel 1984 la "Ciarrapico Editore" pubblicava, con la prefazione di Indro Montanelli, un'antologia di Berto Ricci: "Lo scrittore Italiano". Ero a Roma assieme a Niccolai ad un nostro convegno, quando mi ritrovai quel libro per le mani e, dopo averlo sfogliato, chiesi a Beppe una sua dedica che voglio qui trascrivere: «Al carissimo ..., questo libro di Berto Ricci, una coscienza senza sonno, una testimonianza di parole vissute; in un giorno in cui come comunità politica, siamo riuniti proprio per testimoniare che la fedeltà sta nell'affermare prima di ogni altra cosa le Idee in cui si crede». Giuseppe Niccolai, 2-12-1984.
Berto Ricci, che era arrivato al Fascismo, nel 1930 dopo un passato di anarchico militante, fu forse l'esponente più scomodo tra i giovani intellettuali fascisti del suo tempo.
Nato a Firenze, di famiglia fiorentina, il 21 maggio 1905, professore di matematica, poeta e scrittore, morì a Bir Gandula, Cirenaica, il 2 febbraio 1941 combattendo contro gli inglesi. 
La vita di Berto Ricci, l'esempio che vi diede di coerenza con le sue idee si contrappongono al "gerarchismo" imperante di quei tempi. Quanti furono gli "intellettuali" adulatori del fascismo regime! E quanti si affretteranno a cambiare bandiera al volgere delle cose al peggio! Fra i tanti, un esempio per tutti: quel Davide Lajolo che rappresenterà poi il futuro "intellettuale antifascista" (al riguardo può essere interessante il libro edito dalla Rizzoli nel maggio '83, "Il voltagabbana" scritto dallo stesso Lajolo).
Tornando a Berto Ricci che diede il meglio di se nel suo "Universale", il foglio da lui fondato e diretto (gennaio '31 - agosto '35), punto di riferimento di una minoranza da giovani intellettuali che guardava, esclusivamente Mussolini per proporre le Idee di una nuova società, prospettata con il primo Fascismo e mai realizzata dal regime. Vedremo poi, in futuro, nei "18 Punti di Verona" della RSI, riprendere i fondamenti di questa nuova società. Non possiamo proprio con Niccolai, accettare quanto di Ricci scrive Montanelli nella prefazione al libro sopraccitato: «Il chisciottismo di Ricci rimane esemplare. E che sia chisciottismo ce ne accorgiamo ora... Allora ci parve ammirevole eroismo». Contro quanto scrive Montanelli vi è la testimonianza di una gioventù che per dimostrare la propria fede, si sacrifica combattendo per essa, l'esperienza di Berto Ricci, Carlo Roddollo, Palotta, Giani, e tanti altri, non ultimi i giovani della Repubblica Sociale e con essi i non-Cooperatori del periodo badogliano (Niccolai fa parte appunto, per la sua lunga prigionia in America, di questi ultimi). 
Del resto lo stesso Montanelli ammette riguardo Berto Ricci: «Mi chiedo chi di noi abbia avuto ragione». Lasciamo al vecchio giornalista la ricerca di una risposta; per noi non vi sono dubbi in merito ed è la classe politica di "tangentopoli" che ci ha governato in tutti questi anni che lo conferma.
Vi è una appendice al libro di Ricci. È una sua lettera circolare scritta agli amici-collaboratori, il 3 aprile '38, con la quale annunciava la rinascita dell'"Universale". La lettera fu affidata successivamente dalla famiglia Ricci a Niccolai.
È uno scritto che riveste come testimonianza politica una grandissima attualità. Ne citerò brevemente, essendovi riassunto tutta la cultura che Niccolai cercò di trasmettere alla nostra Comunità. Così Berto Ricci sulla Germania: «Rispetto e simpatia per la nazione tedesca [...] avversione assoluta all'ideologia razzista e specialmente a qualunque sua introduzione in Italia»; sull'importanza del pensare con la propria testa: «Affogare nel ridicolo chi vede nella discussione il diavolo; chi non capisce la funzione dell'eresia; chi confonde unità e uniformità [...] muoversi, saper sbagliare. Sapere interessare il popolo all'intelligenza [...] libertà da conquistare, da guadagnare, da sudare [...] una libertà come valore eterno, incancellabile, fondamentale».
Giustizia sociale: «Un socialismo di Stato anche attuato completamente, e cioè una politica di "assistenza", sarebbe semplicemente semplice demagogia [...] bisogna ricreare l'antitesi Fascismo-Capitalismo [...] finché non si organizza su nuove basi la produzione e non solo la ripartizione, si resta nel sistema borghese...».
Non sembrano gli ultimi scritti di Niccolai? Ritengo sia sufficiente, per ora, avere ricordato quanto Niccolai ci abbia dato di Berto Ricci, sia con le parole sia con l'esempio. Voglio chiudere questo mio scritto con le parole di Ricci qui riportate: 
«Non rinunciare mai alle Idee ma saper rinunciare sempre alla affermazione esteriore delle persone».
 

Bruno Rassu