
da "Rinascita", 17 novembre 2010
RECENSIONE
Alessandro Amorese ripercorre l'avventura politica del deputato pisano
Beppe Niccolai, la storia di un missino eretico
Beppe Niccolai, la storia
di un missino eretico
di Matteo Mascia
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Uno degli aspetti più interessanti è sicuramente quello che riguarda
la trasposizione delle categorie defeliciane di "fascismo regime" e
"fascismo movimento" alla biografia dell'uomo politico pisano |
Guardando allo scenario politico contemporaneo si può affermare che l'ex
deputato missino Beppe Niccolai (foto) avesse già previsto tutto.
La crisi dei partiti tradizionali, la disaffezione dei cittadini nei confronti
dell'intero circuito politico e l'incapacità degli eletti a comprendere le reali
necessità dell'elettorato.
La sua non era mera antipolitica ma piuttosto un ragionamento frutto di una
lenta maturazione intellettuale.
Nei primi anni della sua militanza tra le fila del MSI il politico toscano
assunse posizioni del tutto simili a quelle della maggioranza del partito, tra
la critica costruttiva ed una adesione di stretta osservanza scelse sempre la
seconda. Nel suo percorso politico si possono infatti distinguere nettamente due
momenti ben distinti. Inizialmente il futuro deputato assomiglierà ai tanti "Ras
provinciali" che costellavano le federazioni dello Stivale, un ruolo che
abbandonerà gradualmente per virare verso le posizioni abbracciate dalla
minoranza del partito.
Quel ristretto gruppo di missini che si fece portatore di battaglie e valori che
avrebbero dovuto far uscire il partito dal nostalgismo e dalla retorica
conservatrice che lo caratterizzo negli anni della Destra nazionale.
Alessandro Amorese ha raccontato l'uomo e il politico nel suo "Beppe Niccolai,
Il missino e l'eretico" (Eclettica Edizioni - pp. 269 - € 16).
«Un'impresa non facile -ha confessato l'Autore durante una presentazione del
volume- gli ambienti missini scontano infatti la cronaca assenza di archivi ed è
stato molto difficile reperire informazioni sulle varie vicende che si
susseguirono nella vita di Niccolai».
Uno degli aspetti più interessanti è sicuramente quello che riguarda la
trasposizione delle categorie defeliciane di "fascismo regime" e "fascismo
movimento" alla biografia dell'uomo politico pisano. Nella fase "eretica" della
sua esperienza è facile rintracciare aspetti che permettono di accostarlo a
numerose battaglie del fascismo rivoluzionario, pulsioni soffocate dalla
costante normalizzazione che attraversò il PNF negli anni del consenso di massa.
Non lesinò mai dure critiche ai papaveri del MSI, colpevoli, ad esempio, di aver
prima isolato e poi cacciato una personalità come Marco Tarchi. Durante un
congresso arrivò a vergognarsi pubblicamente per la sorte toccata a quello che
oggi è uno stimato politologo dell'Università di Firenze.
La tradizione che parte dagli albori sansepolcristi, per passare attraverso il
socialismo tricolore ed approdare al popolo dei Campi Hobbit può essere quindi
rappresentata perfettamente dalla figura di Beppe Niccolai. Lui fu uno dei pochi
a lodare la vittoria vietnamita contro l'imperialismo a stelle e strisce, una
presa di posizione figlia della stima che nutriva per la contestazione di piazza
e il movimentismo giovanile. Manifestazioni che non potevano far parte
dell'universo di un partito desideroso di intercettare i voti della borghesia in
doppiopetto spaventata da tutto quello che poteva essere classificato come
innovativo. Anche in politica estera Niccolai assunse delle posizioni in
contrasto con il leitmotiv filoamericano del MSI di Giorgio Almirante. Durante
la crisi di Sigonella, il toscano fece approvare dal Comitato centrale missino
un ordine del giorno di sostegno a Bettino Craxi.
Documento che sottolineò lo scatto d'orgoglio e l'esaltazione del sentimento
nazionale operata dal numero uno del PSI. D'altronde, il suo debole per la
dottrina socialista era innegabile. Non mancano gli esempi: dall'ammirazione per
la figura di Nicolino Bombacci al discorso del 1987 al Congresso di Sorrento in
cui invitò alla ricomposizione delle varie scissioni socialiste.
La storia di Niccolai andrebbe riletta da tutti coloro che desiderano superare
le vetuste categorie in cui è ingabbiata la politica italiana. Magari una
risposta ai problemi di oggi potrebbe essere mutuata dalle sperimentazioni
operate nel corso dei decenni dai fascisti di sinistra. L'iniezione di un po' di
socialismo nazionale nell'agone politico di questa seconda repubblica agli
sgoccioli non potrebbe che far piacere a Beppe Niccolai.
Matteo Mascia |